Categorie
Armonia e Teoria musicale

Tempo semplice e tempo composto

English flag
Read in English

Qual è la differenza tra tempo semplice e tempo composto? Spesso lo studente principiante viene tratto in inganno dalla dicitura tempo semplice e pensa sia un sinonimo di tempo facile. Per questo motivo accade di classificare erroneamente come tempo composto qualunque tempo che sia inusuale e difficile.

La differenza tra tempo semplice e tempo composto invece non ha niente a che fare con la maggiore o minore “difficoltà” di un tempo musicale, proviamo dunque a fare un po’ di ordine e definire con precisione la differenza tra questi due tipi di tempo musicale.

Premessa: il tempo nella musica occidentale

Le definizioni di tempo semplice e tempo composto presuppongono una divisione della musica in gruppi ritmici regolari. Da alcuni secoli questa maniera di concepire la musica è del tutto prevalente, almeno nell’ambito della musica occidentale, ma non è sempre stato così.

Nell’antichità greco-romana il ritmo musicale si poggiava sul ritmo poetico e dunque sulla parola, successivamente la percezione del ritmo è passata da sillabica a percussiva, fino al consolidarsi della notazione mensurale basata sul ripetersi di una data unità di tempo, sempre uguale. E’ quello che accade quando la musica utilizza una serie di misure musicali (o battute musicali).

Il motivo per cui l’essere umano tenda ad organizzare i suoni raggruppandoli in gruppi omogenei è terreno di studio più per gli antropologi che per i musicisti. E’ però utile ricordare che è possibile concepire il ritmo in modo differente, senza rispettare la classica divisione in misure (o battute) tutte uguali. Un paio di esempi:

Concezioni ritmiche alternative

Un cantante o strumentista che canta “a cappella” (cioè da solo, senza accompagnamento) spesso non rispetta la precisa divisione in misure, canta invece liberamente, privilegiando l’aspetto melodico. In questo caso la divisione ritmica in misure musicali è assente, o rispettata in modo parziale.

Possiamo trovare un altro esempio di scansione ritmica non basata sulle misure nella musica tradizionale dell’Africa occidentale, in particolare quella suonata da gruppi di percussioni.

Questi brani rispondono a complicate formule ritmiche molto più articolate rispetto alla semplice divisione in battute. In questo caso il ritmo è la componente principale della musica ed è organizzato in una maniera molto più sofisticata e complessa. La successione di misure musicali tutte uguali che caratterizza la musica europea è decisamente più elementare, dal punto di vista ritmico.

La divisione della musica in battute tutte uguali appartiene principalmente alla tradizione occidentale e si è diffusa in tutto il mondo in ragione della sua semplicità ed immediatezza. Per questo motivo tutta (o quasi) la musica pop di ampio consumo è basata su cellule ritmiche regolari e sempre uguali.

La differenza tra tempo semplice e tempo composto

Proviamo adesso ad analizzare in modo più preciso la differenza tra tempo semplice e tempo composto. Per farlo dobbiamo partire da un concetto molto preciso: ogni ritmo musicale è formato da due componenti:

  1. Un certo numero di pulsazioni regolari
  2. Un modo prevalente in cui ciascuna pulsazione viene suddivisa

Dobbiamo quindi prendere in considerazione due termini: pulsazione e suddivisione.

La pulsazione è la serie dei battiti regolari che stano alla base di un brano musicale. Quasi tutta la musica ha infatti una scansione regolare, che ci permette ad esempio di battere le mani a tempo insieme alla musica.

La suddivisione è qualcosa di più tecnico e relativo a come si concepisce la musica all’interno di ciascuna pulsazione.

La differenza tra tempo semplice e composto non risiede nel numero delle pulsazioni, bensì nella suddivisione all’interno di ciascuna di esse.

Quando la suddivisione della pulsazione è binaria, il tempo è semplice. Un esempio di suddivisione binaria sono le parole casa, pane, mano ecc. le quali sono suddivise al loro interno in due sillabe (ca-sa, ma-no, pa-ne).

Quando la suddivisione della pulsazione è invece ternaria, il tempo è composto. In questo caso possiamo utilizzare come esempio le parole cenere, pentola, bambola che sono suddivise al loro interno in tre sillabe (ce-re-re, pen-to-la, bam-bo-la).

Non a caso, abbiamo visto sopra come il ritmo musicale basato sui battiti sia una derivazione di quello sillabico ricavato dalla parola. Il ritmo musicale è più sofisticato di quello sillabico in quanto è preciso ed uniforme (misurabile ad esempio con un metronomo) mentre il ritmo verbale è meno regolare e non misurabile con esattezza.

Sono tempi semplici: 2/4, 3/4, 4/4, 5/4, 7/4 in quanto ciascuna pulsazione può essere divisa in modo binario. Ad esempio, il tempo di 2/4 può essere associato alla frase vendo casa (ven-do ca-sa).

Sono tempi composti: 6/8, 9/8, 12/18, 15/8 dove ciascuna pulsazione è implicitamente suddivisa in modo ternario. Ad esempio, il tempo di 9/8 può essere associato alla frase suonano musica facile (suo-na-no mu-si-ca fa-ci-le).

Un errore comune

Qua sopra sono elencati solo i tempi semplici e tempi composti più frequenti, prendendo in considerazione solamente questi si può incorrere in un errore: pensare che quando il denominatore è 4 (♩ semiminima) il tempo sia semplice, mentre con denominatore 8 (♪ croma) il tempo sia composto. Questo errore è molto comune ed è causato da un’eccessiva semplificazione.

In realtà anche i tempi di 2/8, 3/8, 4/8, 5/8, 7/8 sono tempi semplici pur avendo al denominatore la figura di ottavo (♪ croma), in quanto ciascuna pulsazione è divisibile solo in modo binario. In modo simile, i tempi di 6/16 o 9/4 sono tempi composti anche se non hanno la figura di ottavo (♪ croma) al denominatore, in quanto ciascuna pulsazione è divisibile per tre.

Ancora una volta: l’unica maniera di riconoscere tempi semplici e composti è valutare se la pulsazione è divisibile in modo binario, oppure se è possibile dividere il tempo in due o più pulsazioni ternarie.

Su questo sito è disponibile un videocorso di Solfeggio Jazz appositamente pensato per chi suona la musica moderna: rock, jazz, pop

Tempi dispari

Alcuni tempi dispari possono in qualche modo essere assimilati a tempi composti in quanto viene naturale suddividerli al loro interno. Ad esempio un tempo di 7/8 può essere pensato come 3/8+4/8 oppure viceversa 4/8+3/8. Tuttavia questa suddivisione è dettata più dalla stranezza del tempo che non da un effettiva necessità.

Non è affatto impossibile pensare ad un tempo di 7/8 privo di divisioni all’interno. Per questo motivo ritengo più corretto indicare come tempi semplici anche i tempi dispari potenzialmente divisibili al loro interno, indicando invece come tempi composti solo quelli che sono  intrinsecamente suddivisi.

Tempi binari, ternari e quaternari

Possiamo stabilire una relazione tra alcuni tempi semplici ed i tempi composti che si possono da loro ricavare, ad esempio:

  • 2/4 corrisponde a 6/8 in quanto entrambi sono tempi binari, ovvero composti da due pulsazioni
  • 3/4 corrisponde a 9/8 in quanto entrambi sono tempi ternari, ovvero composti da tre pulsazioni
  • 4/4 corrisponde a 12/8 in quanto entrambi sono tempi quaternari, ovvero composti da quattro pulsazioni

Una semplice regola matematica ci può essere d’aiuto: per ottenere un tempo composto da un tempo semplice, è sufficiente moltiplicare il numeratore della frazione per 3 ed il denominatore per 2 (o moltiplicare l’intera indicazione di tempo per 3/2). Di conseguenza, un tempo composto è sempre divisibile per la frazione 3/2.

(2/4 * 3/2) = 6/8
(3/4 * 3/2) = 9/8
(4/4 * 3/2) = 12/8

Tuttavia occorre precisare che nei tempi semplici il numeratore della frazione indica il numero dei tempi (ovvero il numero di pulsazioni in ciascuna misura) mentre nei tempi composti il numeratore indica il numero delle suddivisioni.

Alcuni esempi di tempo semplice

Imagine (John Lennon)

In questo classico brano di John Lennon l’accompagnamento eseguito al pianoforte divide ciascuna pulsazione chiaramente in due, segno inconfondibile che il tempo è semplice! Il brano ha infatti un tempo di 4/4.

Esempio di tempo semplice, Imagine John Lennon

Someday My Prince Will Come (dal film Biancaneve)

In questo caso il tempo del brano è 3/4, e più precisamente un tempo di jazz waltz. La melodia procede principalmente per note lunghe e non suddivide le singole pulsazioni. Anche in questo caso, non essendoci alcuna suddivisione ternaria della pulsazione siamo in presenza di un tempo semplice.

Esempio di tempo semplice, un jazz waltz

L’anatra all’arancia (Armando Trovajoli)

Anche questo brano, composto da Armando Trovajoli per la colonna sonora del film L’anatra all’arancia, è un jazz waltz. Il pezzo ha dunque un tempo di 3/4 (tempo semplice), confermato anche dall’andamento della melodia.

Un esempio di tempo semplice, l'anatra all'arancia
Un esempio di tempo semplice, l’anatra all’arancia

Altri esempi, ascolta le tracce audio

Lupin, la sigla del celebre cartone animato scritta da Castellina Pasi, è un brano dal tempo di valzer, 3/4

Summer Samba, come dice il titolo si tratta di un brano dal tempo di samba, 2/2, scritto dal musicista brasiliano Marcos Valle

Take Five è un noto pezzo jazz suonato da Paul Desmond e Dabe Brubeck. Il tempo è dispari ma non per questo è un tempo composto: si tratta infatti di un tempo semplice, 5/4

Alcuni esempi di tempo composto

‘O Ciucciariello (Roberto Murolo), tempo composto

Questo brano ha un tempo di 6/8, e più precisamente di tarantella. La tarantella è una danza tradizionale del sud Italia e tipicamente ha un tempo di 6/8. Come si può vedere dai seguenti esempi, la melodia segue l’andamento del tempo raggruppando le note in gruppi ternari.

tempo composto, tempo di tarantella
un esempio di tempo composto

Merceditas (Gato Barbieri), tempo composto

Merceditas è tratto dall’album Bolivia di Gato Barbieri. Il brano è costruito sull’ambiguità tra il tempo semplice di 3/4 ed il tempo composto corrispondente 6/8. Ascoltando il pezzo notiamo che l’ambiguità tra questi tempi causa una sorta di disorientamento, almeno fino a quando il tempo di 6/8 non “vince” su quello di 3/4 e si stabilisce in modo definitivo.

Per un’analisi più approfondita di questo pezzo vedi Gato Barbieri, Merceditas

la differenza tra tempi semplici e composti, un esempio

Gli “Oldies” americani, un tipico esempio di tempo composto 12/8

Negli esempi proposti fin qui, la melodia stessa con il suo andamento ci suggerisce il tempo del brano. In alcuni casi è invece l’accompagnamento del brano ad indicare con chiarezza la suddivisione ritmica. E’ quello che accade ad esempio in molti classici americani degli anni ’50, tipici brani a tempo lento e ballabile che hanno tutti un tempo di 12/8. Ecco alcuni titoli:

  • Percy Sledge, When a Man Loves a Woman
  • Luigi Tenco, Lontano lontano
  • Gianni Morandi, In ginocchio da te

Altri esempi di tempo composto

Natural Woman, la canzone interpretata da Aretha Franklin’, è un classico brano dal sapore blues e dal tempo shuffle, in questo caso 6/4, tempo composto.

Bocca di rosa, la famosa canzone di Fabrizio De André, impiega un classico ritmo di tarantella. Il compositore genovese era grande appassionato di ritmi popolari, e li usava spesso nelle sue canzoni. La tarantella ha un tempo veloce di 6/8, dunque un tempo composto.

Conclusioni

Tempi semplici e tempi composti sono dunque due diversi tipi di tempo, entrambi realizzati all’interno del sistema musicale basato sulle misure musicali (o battute). Nel tempo semplice, ciascuna pulsazione è divisibile in modo binario, mentre nel tempo composto ciascuna pulsazione è divisibile in modo ternario. Se trovi poco chiaro qualche punto di questa lezione, scrivi un commento qua sotto e farò del mio meglio per spiegarmi ancora meglio. Grazie!

Vuoi ricevere le mie lezioni di musica via email?

Lezioni di armonia, teoria musicale, analisi musicale e spartiti.

Aiutami a diffondere l'amore per la musica

Leggi anche...

  • Buongiorno , ho un dubbio . Se al numeratore vedo un numero dispari so che è divisibile per tre , quindi ogni pulsazione deve essere divisa per tre ? è corretto dirlo ? Perchè prendendo la frase ” nei tempi composti il numeratore indica il numero di suddivisioni ” , a me che se sono un principiante sorge spontaneo pensare che in un 6/8 per esempio potrei dividere ogni battere e ogni levare in due parti piu’ piccole ( non conosco il termine corretto ) fino ad avere 3 pulsazioni .
    Sono alle primissime armi , comunque la ringrazio per l’articolo e per il suo sforzo .

    • Ciao Cedric. Trattandosi di musica, sconsiglio di cercare una soluzione semplicemente matematica: se vedo questo, allora il tempo è x o y. Bisogna ascoltare se la pulsazione è suddivisa in modo binario (tempo semplice) o ternario (tempo composto). Cerca di partire dal fatto sonoro, il resto viene di conseguenza. Quello che dici è vero quasi sempre, se il numeratore è divisibile per 3, quasi certamente siamo di fronte a un tempo composto. Ma cerca conferma in quello che ascolti.
      Grazie per la visita, cordiali saluti

  • Ciao sono un docente di teoria analisi e composizione al liceo. È nato un dibattito sul 3/4 se sia semplice o semplice e composto. Un 3/4 è una misura semplice ….. ma se portato in uno….lo si può considerare composto?

    • Buongiorno Daniele. Volendo lo si potrebbe anche considerare composto, però io direi di no. Il tempo di 6/8 è composto perché è sia binario che suddiviso in due gruppi da tre. Il tempo di 3/4 contato in uno è semplicemente più veloce, ma non vedo niente di “composto” al suo interno. Ciascuna pulsazione è comunque binaria, per quanto veloce.

  • Salve trovo questo blog molto utile e vorrei fare innanzitutto i miei ringraziamenti e complimenti per il materiale messo a disposizione. Detto questo ho una domanda riguardo strutture ritmiche che presentano lo stesso numero di tempi nella battuta ma diversi accenti ritmici appunto. L’esempio che porto è il brano Weak di Gretchen Parlato https://www.youtube.com/watch?v=ihKr-92i9yg
    Il brano è in 6(quarti) ma segue l’accentazione canonica del 6 (F d d F d d) soltanto durante lo special del brano (minuto 1:38, cambio di accenti descritto anche nel testo “my heart start beating triple time” geniale!) mentre tutto il resto del brano si struttura su accenti alternativi (4+2?).
    Ecco la mia domanda, è corretto scrivere il brano il 6/4 o bisognerebbe indicare come metro 4+2/4? Il fenomeno è sempre più frequente nella musica americana soprattutto nel jazz moderno, molto influenzato ormai anche dal sistema indiano che è additivo al contrario del nostro che è divisivo, tant’è vero che nel genere si sta perdendo l’utilizzo del denominatore e per indicare il metro del brano basta dire “in 6” “in 9” ecc…in effetti a mio avviso questo metodo è molto utile e lascia al compositore o a chi stila le parti la libertà di scegliere come denominatore l’unità di misura dei movimenti più comoda alla scrittura.

    • Ciao Mario, ho ascoltato il brano con piacere, devo dire che la tua indicazione di contarlo 4+2 è stata utile perché all’inizio ero molto disorientato. Se dovessi trascrivere il brano, userei sicuramente un tempo di 6/4, la suddivisione 4+2 è molto frequente ma non così rigida e definitiva, a mio parere.

      Credo che la questione di fondo sia questa: il sistema di notazione occidentale basato sulle frazioni è nato per annotare musica ritmicamente semplice e ripetitiva. Il sistema si può allargare, forse da un punto di vista matematico potrebbe siglare tutto, ma il problema è un altro: al musicista cosa serve? Sono d’accordo con te, un sistema additivo è più efficace per scrivere musiche ritmicamente più complesse.

      Peraltro, anche il jazz è ritmicamente molto elementare, una volta compresa la questione della “pronuncia swing”. Le musiche davvero difficili da decifrare sono altre, in particolare quella indiana è davvero lontana dalla nostra sensibilità.
      Grazie per i tuoi preziosi contributi a questo articolo

  • Grazie Prof. Una lezione molto interessante, chiara ed esaustiva. In effetti, a mio giudizio, quello che interessa è sapere che: nel tempo semplice ogni pulsazione è divisibile in due “micro impulsi” di pari durata, mentre nel tempo composto ogni pulsazione è divisibile in tre “micro impulsi” di pari durata. Leggendo anche tutti i commenti sottostanti ho notato che qualcuno approfondisce ulteriormente questi semplici concetti andando alla ricerca di ulteriori “sottigliezze” e “derivazioni” cercando così di ingabbiare in inutili regole l’arte della musica che è “sempre inafferrabile in tutta la sua magia”. A mio sommesso parere rimango dell’avviso che la musica è bella anche perché è considerata dai più… un’arte e non una scienza.

  • Buongiorno volevo fare una domanda ma il 3/8 non è un tempo composto la croma è solo in battere. Nei tempi semplici vi sono i due movimenti di battere e levare? Sono un neofita per cui perdona se vi sono strafalcioni. Grazie

    • Ciao Gianfranco, 3/8 non è composto perché i tempi composti hanno almeno due movimenti, mentre 3/8 è un singolo movimento. 3/8 è a tutti gli effetti equivalente del 3/4.

      Potrà poi capitare di solfeggiarlo “in uno”, ovvero in un solo movimento, ma non cambia il fatto che non ci sia alcuna suddivisione al suo interno che giustifichi collocarlo all’interno dei tempi composti.

  • Mi scusi Leo, mi sono perso. Nell’approfondimento lei dice che 2/4 corrisponde a 6/8 perché sono tempi binari, ed in precedenza scrive che 6/8 è un tempo composto. Ora, quello che non ho capito è se i tempi semplici sono quelli binari e i composti quelli ternari, 6/8 è semplice o composto?

    • I due concetti binario/ternario e semplice/composto non sono collegati in alcun modo. Esistono tempi semplici e binari (2/4), semplici e ternari (3/4), composti e binari (6/8) e composti e ternari (9/8).
      E come dire che una persona è alta/bassa e ha i capelli biondi/neri, tutte le combinazioni sono possibili e non c’è relazione tra le due cose.
      La invito a rileggere con attenzione l’articolo, so che la materia è scivolosa. Sono a disposizione per altre domande.
      Saluti cordiali e grazie per la visita

      • Mi dispiace ma in questo caso la definizione fornita inizialmente è fuorviante e a mio parere dovrebbe essere modificata. Quando spiega la differenza tra pulsazione e suddivisione lei afferma che un tempo è semplice se la suddivisione è binaria mentre è composto se ternaria, penso sia stato questo a mandarmi fuori strada. Grazie a lei per la celere e cortese risposta, non conoscevo questo blog ma leggerò con piacere altri articoli

        • Si devo chiarire meglio che la pulsazione è il battito, e la suddivisione è quello che succede al suo interno. Il suo commento contribuisce a rendere più chiaro l’articolo, grazie e a presto.

  • Scusi ma perché il 3/8 viene classificato come tempo semplice? Come fa ciascuna pulsazione ad essere divisibile in modo binario? Grazie.

    • Buon giorno Alessio, la misura di 3/8 è una misura ternaria semplice del tutto equivalente alla misura di 3/4. Ciascuna pulsazione può essere suddivisa in due semicrome, in quattro semibiscrome ecc.
      Grazie della visita e del commento, se non sono stato chiaro mi dica pure.

      • la misura di 3/8 non potrebbe considerarsi come la relativa composta della misura semplice di 1/4? in fondo è applicabile la regoletta secondo cui i tempi composti sono divisibile per il valore di 3/2. Grazie mille per il suo lavoro, contribuisce a chiarire alcuni concetti che purtroppo nella codificazione della musica sono rimasti vaghi.

        • Ciao Mario, da un punto di vista matematico il ragionamento fila. Però dal punto di vista musicale, la misura di 1/4 non ha senso, in quanto priva di accenti. Potremo scrivere con misure da un quarto il suono delle lancette di un orologio, ovvero una serie di impulsi che non abbiano alcun raggruppamento logico.

          Inoltre, un tempo composto deve “comporre”, evidentemente, quindi deve avere l’incontro tra almeno due elementi. Il 6/8 è composto perché pensabile come due gruppi da tre, compone il due e il tre. Il tempo di 3/8 cosa compone? Un accento forte e due deboli? Per me, è identico al tempo semplice di 3/4, ma con unità di misura dimezzata.

          Cari saluti, grazie per il commento!

  • Buonasera, ho trovato nel corso degli anni scritte molte interpretazioni dei tempi di Shine on you crazy diamond dei Pink Floyd anche delle stesse varie parti, mi affascina… mi piacerebbe molto sapere qual è la sua interpretazione delle varie parti del pezzo. Grazie anticipatamente.

    • Buona sera Marco, ci provo:

      PARTE PRIMA
      0’0” – 4’18” senza tempo
      4’18” – 11’24” tempo di 6/8
      11’24” la chitarra dimezza il tempo, ovvero suona delle semicrome raggruppate a gruppi di 3+3. Inizialmente la batteria mantiene il tempo precedente, poi dal min. 12’0” soccombe alla figura della chitarra, dando origine ad un nuovo tempo di 6/8 ma a valori dimezzati (oppure ad un tempo di 6/16, se vogliamo mantenere invariata la durata delle figure)

      PARTE SECONDA
      0’24” – 2’30” tempo di 12/8
      2’30” – 4’48” tempo di 6/8 (con gli stessi valori)
      4’48” – il tempo viene raddoppiato, dando origine ad un nuovo tempo di 6/8 ma a valori doppi (oppure ad un tempo di 6/4, se vogliamo mantenere invariata la durata delle figure). Esattamente l’inverso di quanto accaduto al min. 11’24” della parte prima
      6’05” la chitarra suona un arpeggio sui sedicesimi raggruppati 3+3+3+3+2 (+2 di pausa), con totale di 16 figure che immediatamente si raggruppano 4+4+4+4 in un tempo di 4/4
      9’0” un momento senza tempo, sospeso
      9’05” riparte un tempo di 12/8, non del tutto manifesto ma riconoscibile in vari dettagli, tra i quali il fill iniziale della batteria. Sebbene il tempo sia portato in modo molto rarefatto, la cassa della batteria è chiaramente su un 12/8
      11’24” di nuovo senza tempo, come all’inizio

      Pur amando questo disco, non avevo mai fatto un’analisi così accurata. E’ valsa la pena di riascoltare con attenzione questo capolavoro. Grazie Marco della proposta. Cosa ne pensa della mia risposta?

      • Buongiorno, grazie della risposta ottimamente circostanziata.Solo una cosa, non comprendo perché 12/8 inizio e fine della seconda parte e non 6/8 come nella prima
        .

        • …mi perdoni, dimenticavo, seconda parte a 4’48”, perché 6/4 e non come il 12/8 iniziale (a sua volta 6/8 della prima come già detto)?. Ancora grazie.

        • *1) Ho l’impressione che le frasi siano raggruppate in modo leggermente diverso, con una cadenza più larga, appunto di 12/8 invece che 6/8. La differenza è sottile ed opinabile, potremmo scrivere tutto come 6/8 o come 12/8, indistintamente.

          *2) Suggerivo 6/4 per rimarcare che il valore delle figure è esattamente doppio a prima. Ma sinceramente lo scriverei sempre come 6/8, casomai rimarcando che la vecchia croma è uguale ad una semicroma nel nuovo tempo (o ancora più semplicemente scrivendo un metronomo preciso, che sarà la metà di quello precedente).
          Spero di essermi spiegato, ciao Marco

      • Complimenti al Prof. Leovera per il modo esaustivo in cui spiega l’analisi musicale.
        Ma la prima parte di Shine dei Pink, mi da la senzazione che sia in 12/8 e non in 6/8 poiché, il tema ,è ripetuto dalla chitarra ogni 12/8 e non ogni 6,come pure la cadenza Gmin. C maj.
        Grazie e complimenti di nuovo.

  • Apprezzo lo sforzo di chiarire alcuni concetti elementari accademici, però così si stabilizzano cose ampiamente sorpassate non solo dalla teoria e dalla logica, ma dalla stessa musica già nel secolo scorso. Si dovrebbe da una parte semplificare, dismettendo il concetto di tempo composto o perlomeno la terminologia perché confonde, dall’altra approfondendo lo studio della teoria rimica. A parziale conferma, trovo incoerente il suo approfondimento per i tempi dispari.

    • Salve Franco, ed io apprezzo molto chi dedica il suo tempo a leggere le mie lezioni e commentarle, anche in modo critico come lei. Per questo la ringrazio. Più di una volta ho corretto i miei articoli su consiglio dei lettori, e potrei farlo ancora se le sue critiche fossero più circostanziate. La ringrazio in anticipo se avrà voglia di spiegare meglio cosa intende. Unica annotazione che comprendo chiaramente è quella sulla terminologia, purtroppo la musica adopera un linguaggio antico e cristallizzato, molti termini possono essere fuorvianti o poco immediati: cadenza plagale, intervalli aumentati/eccedenti, suoni omofoni/omologhi ecc.
      Tuttavia è affascinante imparare questa lingua anche perché porta i segni del tempo, con le innovazioni nella musica e nella lingua che la descrive. Grazie, arrivederci

      • Non solo la terminologia, ma i concetti stessi: del tempo composto basta dire, scrivere e soprattutto intendere tempo “terzinato” di 2/4, 3/4 ecc.. D’altra parte un 6/8, 9/8 ecc. non sono di per sé dei tempi composti come molti già credono e altri sono portati a credere… Ne discende anche la mia critica al suo approfondimento sui tempi dispari. Ma se lei non riscontra incoerenze, sarei molto interessato a una sua ulteriore spiegazione a riguardo. Grazie.

        • Grazie Franco, è stato più chiaro ma tuttavia non sono del tutto convinto. Come lei dice, a volte un tempo composto non è altro che un tempo terzinato, è ad esempio il caso del 12/8 che non è altro che un 4/4 suonato a terzine o “shuffle” come si dice nel blues. In altri casi però il concetto di tempo composto è più utile: ad esempio nella tarantella si avvertono chiaramente sia la forte pulsazione binaria che le terzine sottostanti. Mi sembra che la differenza tra un semplice 2/4 sia di sostanza e non solo di linguaggio. Comunque sia, la teoria musicale quanto la notazione sono sempre approssimazioni, strumenti utili (bene che vada) per razionalizzare, comprendere e studiare. La musica è sempre inafferrabile, in tutta la sua magia. Quanto misero è il sistema di notazione ritmica se solo si prova ad usarlo per scrivere cosa accade in un gruppo di percussioni africane! Tempi composti o no, quella musica sfugge le nostre semplificazioni (e la nostra rudimentale concezione del ritmo). Un caro saluto, a presto

      • Buonasera, apprezzo il suo sito sig. Ravera, ma non sono d’accordo quando afferma della magia della musica, eventualmente essa risiede in altro non nell’intendere ed esprimere la sua grammatica e sintassi. Si può essere molto precisi e profondi… peraltro anche l’esempio che lei ha riportato di Merciditas Barbieri è opaco: nel suo articolo il 6/8 sarebbe “corrispondente” al 2/4, però lei lì dice del 3/4. Con inalterata stima, la saluto.

        • Buona sera Gina, grazie tante per il suo apprezzamento ed interesse. Se ho ben inteso il suo pensiero, sono convinto come lei che la magia della musica non risieda nella grammatica e nella sintassi.
          L’esempio di Merceditas è qua riportato in maniera evidentemente poco chiara, se ha piacere veda l’articolo completo, forse qualche riga di trascrizione in più rende più chiaro quello che intendo. Grazie ancora per il tempo che mi ha dedicato, arrivederci.
          https://www.leoravera.it/2016/04/03/gato-barbieri-merceditas/

        • Grazie, letto tutto. Forse mi sono spiegata male: la musica non è (come lei scrive) così inafferrabile nelle sue cause (di là dei suoi effetti “magici”), ma ha bisogno di profonde conoscenze a cominciare dalla sua grammatica e sintassi. E quello dei tempi e dei ritmi è un terreno molto scivoloso. Arrivederci.

        • Rileggendo, per caso, i commenti ho forse capito la sua obiezione (parlo di Merceditas). Il tempo semplice di 2/4 corrisponde a quello composto di 6/8, in quanto sono entrambi tempi binari: due movimenti. Nel 2/4 ogni movimento è pari, mentre nel 6/8 ogni movimento è suddiviso in tre. Nell’articolo li metto in relazione per questo motivo. Se manteniamo una pulsazione regolare, un metronomo sempre uguale, gli ottavi contenuti nel 6/8 sono più veloci di quelli contenuti nel 2/4, perché in ciascun movimento del 2/4 ci stanno due ottavi, mentre in ciascun movimento del 6/8 sono contenuti tre ottavi.

          Quello di merceditas è un caso diverso, è un esempio di 6/8 che si trasforma in 3/4 perché vengono spostati gli accenti, ma la durata degli ottavi è sempre la medesima. Spero di avere fatto chiarezza sul contesto diverso delle mie due affermazioni.

          Sempre cordialmente, grazie della bella discussione

      • se posso esprimere la mia opinione, io rifletterei sulla possibilità di considerare i tempi dispari come dei tempi misti, ovvero combinazioni di tempi semplici e tempi composti intendendo per tempo il metro. Mentre se parliamo di misure dispari, sono d’accordo col definirle semplici in quanto combinazioni di misure semplici. Ad esempio il 5/4 del brano Take 5 è da considerare a mio parere una misura semplice in quanto somma le misure semplici 3/4 e 2/4; o Money (7/4) è la somma di 3/4 e 4/4 o addirittura 3/4 + 3/4 + 1/4.

        • Ciao Mario, scusa per comprendere il tuo ragionamento devo capire cosa intendi con il termine “metro”. Altrimenti mi manca un passaggio e posso fare solo ipotesi… Grazie!

          • Mi è stato insegnato che per metro si intende l’elemento che descrive l’organizzazione ritmica(o metrica appunto) della misura (battuta), ovvero ci informa sulla quantità dei movimenti presenti, sul valore che ciascun movimento assume e come ciascuno di questi movimenti viene suddiviso. Per capirci intendo la frazione che troviamo ad inizio battuta comunemente chiamata anche “tempo”, parola che uso con cautela poiché in musica può indicare la velocità in bpm, o i movimenti all’interno di una battuto o appunto il metro.
            Per Battuta (o misura) intendo invece la cellula ritmica ripetitiva formata dai diversi movimenti (o tempi)

          • In linea di principio sì, è possibile anche immaginare combinazioni di tempi semplici e composti. Nella pratica faccio però fatica a ricordare un brano che suddivida la battuta un po’ in modo binario ed un po’ in modo ternario, in maniera sistematica.

            Fanno eccezione forse alcuni brani della Mahavishnu Orchestra di McLaughlin, che non a caso è uno studioso della musica indiana. Quindi torniamo sempre lì: il nostro sistema musicale va sotto stress quando deve scrivere musiche concepite in modo meno regolare.

            Cari saluti, a presto

  • La pulsazione contiene all’interno le suddivisioni: se sono due il tempo è semplice se sono tre è composto. Fin qui tutto chiaro. Bisognerebbe però anche sottolineare che la prima suddivisione ( tanto nel tempo semplice che composto) porta un accento – quindi benissimo l’esempio ca-sa, ma-no etc. Invece ca-set- ta, di-pin-ta etc. sono, a mio avviso, fuorvianti, per illustrare il composto. Queste sono,è vero, parole di tre sillabe, ma inseribili assai meglio in due tempi semplici, partendo dalla seconda pulsazione del primo tempo, che non è accentata ( di solito si parla di attacco in levare). Altrimenti, per illustrare il tempo composto, è meglio ricorrere a parole tipo pen-to-la, luc-cio-la, Ge-no-va etc.

    • Gentile Vincenzo, mi spieghi per cortesia cosa intende con “tempo irregolare” perché nel linguaggio musicale conosco i “gruppi irregolari” ma con “tempo irregolare” non saprei proprio cosa Lei voglia indicare. Forse dei tempi un po’ strani, inusuali? In opposizione a questi, quali sarebbero poi i “tempi regolari”? Mi chiarisca gentilmente il suo punto di vista, già che ha avuto la cortesia di leggere la mia lezione.

  • >