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Armonia e Teoria musicale

La forma nelle canzoni e negli standard jazz

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Le canzoni in generale, e gli standard jazz in particolare, tendono a riproporre schemi e successioni armoniche ripetitive. E’ importante capire bene come sono organizzate queste successioni di accordi e la struttura dei brani nel loro insieme. Potrai così suonare in modo più rilassato, e di conseguenza più creativo. In questa lezione parleremo dunque di forma e struttura negli standard jazz, e nel repertorio della canzone.

La forma strofica pura

La forma musicale più semplice è quella che ripete lo stesso elemento musicale, tale e quale. In questo caso, parliamo di forma strofica pura. L’esempio più tipico è il blues, un intero genere musicale che è basato quasi esclusivamente sulla strofa di 12 misure, che si ripete un numero non precisato di volte, sino alla fine del brano.

Nel repertorio americano, al confine con il jazz troviamo brani dalla forma strofica pura come Hit the Road Jack di Ray Charles, oppure Isn’t She Lovely? di Stevie Wonder. Con l’eccezione già menzionata del blues, i musicisti jazz preferiscono infatti brani dalla struttura più articolata, che offrono più possibilità per l’improvvisazione.

Altri esempi di forma strofica si trovano anche nel repertorio pop e rock, ma non sono molto frequenti. Alcuni esempi sono Knockin’ on Heaven’s Door e Blowin’ in the Wind di Bob Dylan. Entrambe le canzoni appartengono al periodo acustico nel quale il musicista americano dava più importanza al testo che alla musica, accompagnandosi semplicemente con una chitarra, per cantare i suoi versi.

Nella musica italiana, un esempio di forma strofica è La fiera dell’est di Angelo Branduardi. Anche questa canzone è molto particolare, una sorta di filastrocca dove non solo la musica ma anche le parole si ripetono in gran parte uguali, strofa dopo strofa. Un altro brano dalla forma strofica pura è Napule è di Pino Daniele.

Vediamo adesso quali sono gli elementi strutturali tipici della canzone moderna: strofa e ritornello, intro e coda, inciso e assolo strumentale.

La forma canzone: strofa, ritornello, intro, coda e inciso

La forma strofa + ritornello è la più classica e la più versatile in assoluto. Per comporre una buona canzone, due sezioni sono spesso più che sufficienti. Nelle canzoni siamo abituati ad ascoltare una prima sezione, che spesso si ripete una seconda volta e che chiamiamo strofa.

A questa segue normalmente una parte più vivace, che caratterizza maggiormente la canzone e che chiamiamo ritornello. Dopo il ritornello, la strofa e lo stesso ritornello ritornano più volte, in modo diverso da canzone a canzone.

Se chiamiamo [A] la strofa e [B] il ritornello, la forma più tipica di un brano pop è AAB ABB, una forma apparentemente semplice ma molto efficace. A queste sezioni principali, spesso si aggiungono elementi addizionali come introduzione (intro), inciso e parte finale (coda).

Intro e coda possono definirsi tali solo se si ascoltano unicamente all’inizio e alla fine del brano. L’intro prepara la canzone, ma normalmente non ne fa parte. Lo stesso dicesi per la coda, che si ascolta una sola volta, alla conclusione. Accade a volte che lo stesso elemento si ascolti sia all’inizio che alla fine, in questi casi l’intro ha anche la funzione di coda.

Il termine inciso è meno preciso, ma di solito indica una sezione della canzone che non si ripete più di una volta. Le parti ripetute sono infatti solo la strofa e il ritornello. L’inciso è a volte strumentale, a volte cantato.

A volte si indica come inciso anche un assolo strumentale, ma più spesso gli interventi strumentali avvengono su una sezione della canzone, ovvero su una strofa o sul ritornello.

Veniamo adesso alla forma nel repertorio jazz, e scopriremo che se il jazz può essere molto complicato dal punto di vista armonico e per l’improvvisazione, è spesso molto semplice per quanto riguarda la forma.

La forma nel jazz: il chorus di 32 misure

I brani jazz tendono ad avere una struttura molto ripetitiva, la più tipica è di 32 misure, suddivise in sezioni di 8 misure ciascuna. L’esecuzione di tutte le 32 misure è detta chorus e normalmente ogni solista improvvisa su uno o più chorus interi, prima di cedere la parola al solista successivo.

Ad esempio, in un brano in quintetto (tromba, sax, piano, basso e batteria) lo sviluppo del brano più frequente sarà:

  • 1° chorus, tema suonato dai due fiati insieme
  • 2° chorus, assolo della tromba
  • 3° chorus, assolo del sax
  • 4° chorus, assolo del pianoforte
  • 5° chorus, ripetizione del tema da parte dei due fiati

Ogni strumento può suonare più di un chorus di improvvisazione, ma di solito le 32 misure sono indivisibili, ogni solista le suona per intero almeno una volta. Fanno eccezione i brani molto lenti (detti ballads) nei quali a volte il solista improvvisa solo su una parte del chorus, di solito la metà, per evitare di rendere il brano troppo lungo.

Alcune volte capita inoltre che un solista duetti con la batteria, suonando 4 misure di assolo e poi lasciandone altrettante alla batteria, fino alla conclusione del chorus. In questo caso si parla di “scambi” con la batteria.

Questa organizzazione molto ordinata e simmetrica aiuta chi improvvisa a non perdersi, anche a livello istintivo è facile riconoscere le sezioni di 8 misure e sapere quando il brano è giunto al termine.

All’interno di queste 32 misure esistono inoltre delle forme tipiche, degli schemi precisi che organizzano il materiale dal punto di vista sia melodico che armonico. Vediamo dunque quali sono le forme più comuni negli standard jazz.

Diversi tipi di chorus a 32 misure

La forma in assoluto più comune negli standard jazz è AABA. Il brano inizia con una sezione ben riconoscibile di 8 misure che chiamiamo [A], questa sezione viene ripetuta una prima volta, poi c’è una sezione diversa che chiamiamo [B], dopo la quale si ripete la parte iniziale [A], per completare le 32 misure.

Un classico esempio di questo tipo di forma è il brano che l’orchestra di Duke Ellington usava come sigla: Take the A Train. Questo è lo spartito del chorus intero.

Take-the-A-train-ha una forma AABA
Take the A Train ha la classica forma AABA

All’interno del brano abbiamo indicato le sezioni [A] e [B], osserviamo che sono organizzate nella forma AABA. La forma AABA è tra le più semplici da imparare, perché di fatto l’intero brano di 32 misure è riconducibile a due sole sezioni, [A] e [B], di otto misure ciascuna.

Tuttavia questo tipo di struttura presenta anche delle insidie, infatti può capitare di perdere il conto delle sezioni [A] e non sapere più quando suonare la parte [B]. Infatti, visto che il chorus si ripete molte volte, la sequenza sarà così:

AABA AABA AABA ecc.

Di conseguenza, ci troviamo a suonare tre sezioni [A] di fila, una che conclude il giro precedente e due che fanno parte del nuovo chorus. Per non perdersi è bene distinguere bene queste tre sezioni simili: dopo la parte [B], segue una parte [A] che conclude il giro, poi il chorus inizia di nuovo con due sezioni [A].

Così come Take the A Train molti altri brani jazz hanno forma AABA. Ad esempio: Satin Doll, Blue Moon, There is No Greater Love, Lover Man

Un altra forma tipica di standard jazz è ABAC, dove la sezione [A] si ripete due volte, alternata però a due sezioni differenti, [B] e [C]. Alcuni esempi di struttura ABAC sono: All Of Me, Fly Me To The Moon, But Not For Me, How High the Moon.

Altre strutture simili ma meno usate sono AABC, che troviamo in Autumn Leaves, oppure ABCA, come Canteloupe Island. Osserviamo che tutte queste forme sono sempre quadripartite, e con una durata standard di 32 misure.

La maggioranza degli standard jazz usa dunque una forma di 32 misure, suddivise in sezioni da otto. Vediamo adesso forme di standard jazz un po’ meno comuni, ma comunque molto utilizzate.

Forma di 16, 36 e 40 misure

Abbiamo visto come Il chorus di 32 misure sia senza dubbio il più tipico ed il più usato. Può capitare che durante un concerto jazz si suonino soltanto brani con il chorus di 32 misure, eccezion fatta per il blues (vedi più avanti). Esistono tuttavia delle alternative, o delle variazioni.

Alcuni brani si sviluppano su un giro armonico più breve, di 16 misure. Due classici esempi di brani di 16 misure sono Summertime di George Gershwin e Lady Bird di Tadd Dameron. Volendo, potremmo suddividere questi brani in sezioni di 4 misure. Così facendo, dentro Summertime riconosciamo una forma ABAC dove ciascuna sezione è formata da 4 misure invece che da otto.

Summertime-George-Gershwin-AABA-16-misure
Summertime ha una forma AABA, con sezioni di 4 misure ciascuna

Lady Bird invece ha una struttura senza ripetizioni, le 16 misure del brano sono tutte diverse, anche se riconosciamo una logica nei gruppi di 4 o 8 misure.

Lady Bird ha una forma di 16 misure, senza ripetizioni al suo interno

Esistono anche brani che espandono lo schema di 32 misure, portandolo a 36 o 40, senza tuttavia cambiare lo schema interno. Ad esempio, East of the Sun ha un chorus di 36 misure, con forma ABAC, dove la sezione [C] dura 12 misure invece che 8. Lo standard bossanova Garota de Ipanema ha forma AABA, con la sezione [B] che dura 16 misure e dunque ha una stesura di 40 misure totali.

Altre forme tipiche negli standard jazz

Una lezione sulla forma degli standard jazz non può fare a meno di menzionare due delle strutture più utilizzate in assoluto: il Blues ed il Rhythm Changes.

Il blues è un genere musicale dalla tradizione ricca e molto varia. Quando si parla di “blues” in ambito jazzistico, ci si riferisce però ad un tipo ben preciso di blues: la forma strofica di 12 misure. Queste dodici misure sono divise al loro interno in tre sezioni di 4 misure, la prima insiste sull’accordo di tonica, la seconda su quello di sottodominante e la terza ed ultima sulla dominante.

A partire da questa formula relativamente semplice, i jazzisti hanno costruito giri di blues sempre più elaborati. Tuttavia, tutti vengono classificati sempre all’interno del medesimo contenitore. Ecco un esempio di un blues particolarmente elaborato e pieno di accordi, il celebre Blues For Alice di Charlie Parker.

Blues-For-Alice-Charlie-Parker-BLUES 12 misure
Blues For Alice è un pezzo molto elaborato, ma è pure sempre un blues di 12 misure

Un musicista jazz passa molti anni a studiare il blues nelle sue forme più disparate, dal blues arcaico formato da solo tre accordi, a quelli più sofisticati di Charlie Parker o altri musicisti moderni. Tuttavia, nel repertorio jazz il blues ha quasi sempre la strofa di 12 misure, quindi dal punto di vista della forma è abbastanza ripetitivo.

Accade qualcosa di simile con il Rhythm Changes, una forma musicale che segue la struttura AABA e che è derivata dal brano I Got Rhythm di George Gershwin. Sul giro armonico di quella canzone, sono state costruite centinaia di melodie alternative, creando un vero e proprio sottogenere.

Un po’ come accade con il blues, la forma è sempre la medesima, in questo caso AABA, ma gli accordi all’interno possono variare moltissimo.

Conclusioni: il jazz non è solo improvvisazione

In sintesi, le forme più utilizzate nel jazz sono sicuramente i chorus di 32 misure, AABA oppure ABAC, il blues di 16 misure ed il Rhythm Changes. Queste strutture ripetitive e prevedibili sono l’ideale per improvvisare, in quanto l’esecutore può concentrarsi sulla sua creatività, non dovendo contare le misure per non perdersi.

Su questo sito trovi un intero corso dedicato all’improvvisazione, nel quale puoi imparare a suonare molti dei brani menzionati in questa lezione.

Tuttavia, non tutto il jazz è basato solo sull’improvvisazione. Le forme musicali più antiche, ad esempio quelle del jazz anni ‘20, la musica jazz per orchestra ed il jazz più moderno, spesso hanno strutture assai più elaborate. Un compositore che scriveva brani molto articolati dal punto di vista della forma era ad esempio Jelly Roll Morton, uno dei padri della musica jazz.

Anche i lavori di Duke Ellington erano spesso molto elaborati e non si limitavano a ripetere il tipico chorus di 32 misure. Tuttavia, se sei un appassionato di jazz e vuoi suonare con altri musicisti, è fondamentale imparare a conoscere a fondo i chorus più tipici, in particolare quelli di 12, 16 e 32 misure.

Spero che questa lezione ti sia piaciuta, se vuoi farmi delle domande sulla forma delle canzoni o degli standard jazz, o semplicemente lasciare un tuo parere su questo articolo, puoi scrivere qua sotto nei commenti. Grazie, a presto!

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