[Note di lunedi n. 145] Profondo rosso è un famoso film horror di Dario Argento, la colonna sonora suonata dai Goblin è forse ancora più nota. Proviamo adanalizzarla per scoprire come si compone la colonna sonora ideale per un film horror.
Spesso la colonna sonora rimane in secondo piano ed è solo un sottofondo alle scene del film. A volte la musica diventa invece parte fondamentale del film, per cui non riusciamo più ad immaginare un certo film senza la sua musica.
Giusto per fare qualche esempio: possiamo immaginare 2001 Odissea nello spazio senza le musiche di Strauss e Ligeti? Oppure pensare al film Titanic senza la canzone di Celine Dion?
In rari casi, la musica diventa più importante e più nota del film stesso. Nel caso di Profondo rosso la musica è protagonista assoluta. Ecco alcuni elementi che possono spiegare l’efficacia della colonna sonora suonata dai Goblin per il film di Dario Argento.
Per prima cosa, dobbiamo considerare che Profondo rosso di Dario Argento è un film horror: la paura è un’emozione incontrollabile e semplice, un istinto animale primordiale.
E’ sicuramente più facile mettere in musica la paura, piuttosto che il sentimento del protagonista di C’era una volta di America quando pensa “ti amo, ma adesso ti farò del male per allontanarti da me, per il tuo bene”.
Immaginatevi di essere un musicista e di ricevere la richiesta di musicare un sentimento simile. Come fa la musica ad esprimere concetti ed emozioni complessi? E’ decisamente più facile mettere in musica emozioni semplici ed elementari, come amore, odio, paura.
Una colonna sonora per mettere in musica la paura
Vediamo dunque come fanno i Goblins a mettere in musica la paura. Il celebre tema di Profondo rosso utilizza tre espedienti musicali ben precisi.
1) L’ossessività: il mostro che ti insegue e non si stanca mai
Nei nostri incubi, il mostro che ci insegue è sempre risoluto e determinato. Per esprimere l’ossessività, la colonna sonora di Profondo rosso è composta da una serie continua di figure di croma. La melodia è ossessiva, priva di pause e di ripensamenti.

Il fraseggio è fitto, senza pause. La melodia è dunque incalzante, serrata. Vediamo un secondo espediente musicale, usato per rendere la musica ancora più inquietante.
2) Il tempo dispari: così ti tolgo il respiro
Qualunque brano musicale ha un tempo di base, i più comuni sono 4/4 e 3/4. Di solito il tempo stabilito all’inizio vale per tutto il brano. Profondo rosso invece alterna misure pari (4/4) con una misura dispari (3/4). Questo elemento dispari rompe l’uniformità del brano, ed in qualche modo ci toglie il respiro rendendo la musica ancora più ossessiva.

3) La dinamica. I passi del mostro che si avvicina
Nella colonna sonora di Profondo rosso le dinamiche sono utilizzate in modo magistrale. Al minuto 1’12” possiamo sentire che il brano si svuota e la melodia riparte su un pianissimo, per poi crescere gradualmente.
Questo espediente fa pensare ai passi del nostro inseguitore che si avvicina, inesorabile. I tre elementi chiave di Profondo rosso sono dunque le frasi fitte, il tempo dispari e le dinamiche che calano improvvisamente e poi crescono piano piano. Ecco cosa fa di questo brano una colonna sonora ideale di un film horror.
Per completare l’analisi musicale di Profondo rosso, due parole sull’armonia. Si tratta di un brano armonicamente molto semplice, suonato per intero su due soli accordi: Am e F. Il secondo tema usa ancora l’accordo di Am, mentre la parte B è basata sull’accordo di Fa.

Questa semplicità dell’armonia ci fa tornare al principio del nostro ragionamento: la paura è un sentimento semplice, che tutti conosciamo. Non servono tanti accordi, bastano poche note, purché siano ossessive, incalzanti, spietate. Proprio come l’assassino di Profondo rosso.
Al prossimo lunedì!

asd
Bravo Leo! Hai reso perfettamente l’idea e non è così diverso dal quello che succede nella prima parte di Tubular Bells di Mike Oldfield, scritta solo due anni prima e usata ne “L’esorcista”. Questo brano ha second me anche un altro aspetto di interesse, che rende bene l’insidiosità della trama: le dissonanze (credo si chiamino così) diffusamente utilizzate, come al minuto 4:15 per fare da ponte tra uno strumento solista e l’altro. Un pezzo molto articolato, struggente e inquietante al tempo stesso…
Grazie Simone, non ricordavo Tubular Bells, pur avendo visto il film. Si vede che quando l’ho visto ero troppo spaventato per badare alla musica… Direi che I Goblin si sono più che ispirati al brano di Mike Oldfield, sfioriamo quasi il plagio. Molto bello, grazie dell’approfondimento che sicuramente sarà gradito a tanti lettori del sito. Ciao, a presto!
Un articolo che merita di essere letto, nonchè riletto per coglierne la vera essenza….grazie…
Grazie a te per la lettura… e la rilettura! Ciao, a presto
Grazie Maestro, veramente profonda e interessante l’analisi! La semplicità pare essere la base di ogni idea musicale di spicco
Effettivamente anche nella musica classica, penso a Bach e a Mozart o a Beethoven, come nel jazz la semplicità di pensiero crea profondi stati d’animo. Insopportabili le astruse e complesse costruzioni musicali di una certa “avanguardia” …ma, naturalmente, questo è solo il mio pensiero…
Claudio grazie del commento. Le avanguardie, nel jazz come altrove, hanno sempre il compito di provare nuove strade. A volte sono strade senza uscite, ma a volte portano qualcosa. Anche Charlie Parker era considerato astruso, al principio.
Ho fatto l’avvocato difensore… ma molto spesso sono d’accordo con te! Ciao a presto