[Note di lunedi n. 112] Mille lire al mese è un pezzo italiano del 1939 che imita il repertorio americano non solo nella musica ma anche nel soggetto. Come in molte canzoni americane negli anni della grande depressione, il tema centrale è infatti il denaro. Ascoltiamo l’esecuzione di Natalino Otto, uno dei primi interpreti del jazz italiano.
Proprio come gli standards americani a cui si ispira, il pezzo ha un’introduzione o verse [A] che afferma la tonalitĂ del brano Aâ™, si muove poi sulla tonalitĂ relativa minore Fm e si conclude con la cadenza che prepara il ritorno alla tonalitĂ iniziale.

Segue il ritornello o chorus [B] con il tema principale della canzone, nel quale l’armonia si muove tra il I e il V grado.

Nella parte centrale [C], il pezzo modula al IV grado Dâ™, mentre nella parte finale [D] torna alla tonalitĂ iniziale Aâ™. L’armonia del brano è molto semplice ed assomiglia a quella di alcuni standard americani.
La melodia invece non suona davvero “jazz”. Anche se tocca la 6a e la 7a dell’accordo di Aâ™, dunque note che creano una certa tensione, dal punto di vista ritmico è troppo statica ed uniforme per far davvero pensare ad un pezzo jazz.

Natalino Otto lavorĂ² come musicista sulle navi per l’America e studiĂ² il repertorio degli standards, per poi cimentarsi in un repertorio simile in lingua italiana. Malgrado ciĂ², nel suo stile vocale il bel canto prevale sullo swing e l’approccio alla melodia è decisamente italiano.
Un’altra differenza è legata al soggetto della canzone, il denaro, che nelle canzoni americane il denaro è spesso legato al successo e viene speso in bei vestiti, feste ed auto di lusso. In Mille lire al mese prevale invece un atteggiamento piĂ¹ fatalista, il protagonista sogna un’ereditĂ dallo zio americano, denaro che investirebbe – da buon italiano – nell’acquisto di una casa.

Dall’America non sarĂ forse arrivata l’ereditĂ di uno zio ricco, ma di sicuro è arrivato un ricco patrimonio di musica e canzoni. Natalino Otto è stato uno dei primi ad appassionarsi per il repertorio americano ed ha contribuito a diffondere la musica jazz in Italia.
Arrivederci al prossimo lunedì!
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Buongiorno, grazie dell’articolo molto carino. A proposito di swing, non il genere, ma suonare, avere swing… c’è una definizione, un modello ritmico, seppur approssimati? Grazie anticipatamente
Ciao Gina. Avere swing significa suonare rispettando la pulsazione tipica del linguaggio jazzistico. Possiamo approssimarla così:
1) La pulsazione è a metà strada tra una terzina di crome con le prime due crome legate, ed una croma puntata+semicroma.
2) Si tratta di una pulsazione fluttuante, che non è sempre uguale. C’è una sorta di equilibrio d’insieme, ma le singole pulsazioni possono essere diverse l’una dall’altra
3) Ci sono differenze notevoli in base al tipo di brano: ballad, medium, bebop ecc., ed anche differenze tra i musicisti
4) Alcuni musicisti tendono ad anticipare, mordere la pulsazione, altri hanno un approccio opposto, con un fraseggio pigro, “indietro” sul tempo
Questi sono alcuni spunti, suonare con swing è un concetto un po’ astratto legato molto alla conoscenza del repertorio jazz, ai diversi stili.
Sempre gentile e puntuale, grazie ancora.