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Parliamo di Musica

La musica è un lavoro?

Prima il piacere, poi il dovere. Perché la musica non è un lavoro

(revisione del 11/7/2017)

Spesso mi domandano, e mi domando, se la musica sia davvero un lavoro. Una cosa è certa: molti non si pongono affatto questa domanda ed invitao i musicisti a prestare propria opera per il solo piacere di farlo. In altre parole: gratis. Per costoro, è del tutto evidente che la musica non è un lavoro.

Qualunque musicista sa quanto spesso arrivino inviti a iniziative, manifestazioni, cene o ricorrenze, con la proposta di “fare un po’ di musica” per farsi pubblicità, o per diletto. La proposta si conclude molto spesso: non ci sono soldi.

L’affermazione è ovviamente falsa, è vero però che le risorse disponibili sono state spese in altro modo: in pizzette e bibite, per comprare addobbi, oppure per arricchire organizzatori parassitari ed incapaci. Il risultato è che non ci sono soldi per la musica.

Questa abitudine non è limitata alla musica, ma a tutti i lavori creativi, provate a chiedere ad un disegnatore, ad un attore, ad un designer. Oltre a non riconoscere che il lavoro creativo richiede anni di studio e di sacrifici, questa visione rivela una triste concezione del lavoro in generale: il lavoro deve essere abbruttente, mortificante, un male necessario alla sopravvivenza.

Abituati a precariato, vendita porta a porta, call center… come si può pensare che qualcuno voglia essere pagato per suonare uno strumento? Il risultato di questa tendenza è che certe professioni stanno di fatto scomparendo, relegate al ruolo di secondo o terzo lavoro, con inevitabile conseguenza l’abbassarsi del livello e delle competenze.

Se dunque ti chiedono “Ho capito, sei musicista. E di lavoro?”, rispondi con decisione che un musicista non lavora mai, anzi gli è proibito. Per noi musicisti la vita è fatta solo di gioie e piaceri, feste e banchetti. E soprattutto molta, moltissima pubblicità…

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    • Ciao Leo, grazie per il link all’articolo, abbiamo letto con piacere e divertimento il tuo. Molto importante la tua riflessione sulla scomparsa e la perdita di valore e profondità delle le professioni artistiche.

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