[Note di lunedi n. 126] Smile, la canzone scritta da Charlie Chaplin per il suo film Tempi Moderni, è un pezzo piĂ¹ difficile di quanto non sembri. La difficoltĂ non è tuttavia tecnica, ma nell’interpretazione. Vediamo dunque come Judy Garland ha superato queste difficoltĂ , realizzando un’ interpretazione di Smile davvero memorabile.
La melodia di Smile è ripetitiva e si muove sempre su note vicine, con movimento per grado congiunto. Il tema è privo di slancio, un po’ monotono, ed è basato essenzialmente su due sole cellule ritmiche. La prima è composta da una figura di minima e sei figure di semiminima:

La seconda cellula ritmica è molto simile ed alterna una minima e due semiminime.

Il pezzo è dunque molto ripetitivo, inoltre è composto da due sezioni di 16 misure praticamente identiche. Smile è l’unico caso che io conosca di una ballad entrata nel repertorio degli standard jazz ad essere armonicamente così semplice. Andiamo ad osservare lo spartito della prima parte.

Come giĂ detto, la melodia è ritmicamente uniforme, priva di sorprese. E’ vero che il cantante puĂ² sempre interpretare il tema un po’ a modo suo, ma in questo caso il materiale di partenza è certamente poco stimolante.
Eppure Judy Garland riesce a trasformare Smile in un brano magnifico. Come fa? La cantante lavora su tre aspetti in particolare: testo, dinamiche, emozione. Proviamo ad analizzare questi tre elementi.
1) Il testo
Il testo di Smile non fu scritto da Charlie Chaplin ma da John Turner and Geoffrey Parsons nel 1954. Il protagonista della canzone si sforza di sorridere, cerca di convincersi che è la cosa migliore da fare malgrado il suo cuore sia sofferente, afflitto da tristezza e paura.
Judy Garland trasforma le parole della canzone in un racconto sincero e commosso. Tutti i cantanti dovrebbero essere anche un po’ attori, ma a lei questo riesce particolarmente naturale.
La musica è al servizio del testo e Judy Garland sembra proprio parlare di sĂ©. Effettivamente, la cantante aveva molte ragioni per ritrovarsi in questo testo, e forse la cosa l’ha aiutata ad interpretarlo in modo così intenso ed emozionante.
2) Le dinamiche
L’interpretazione di Judy Garland è basata su un attento controllo della dinamica. Il pezzo inizia pianissimo e cresce poco a poco. Ce ne possiamo rendere conto se osserviamo la bocca della cantante e come si apre sempre un po’ di piĂ¹, fino al punto di massima intensitĂ , anche emotiva, al minuto 2’40”.
Anche l’arrangiamento concorre allo sviluppo del pezzo, infatti al minuto 2’08” avviene una modulazione improvvisa dalla tonalitĂ iniziale di Si bemolle a quella di Re. Il salto di registro aiuta Judy Garland ad esprimere al meglio le sue qualitĂ vocali.

3) L’emozione
Il testo scritto da Parsons-Turner impreziosisce molto il tema di Charlie Chaplin. E’ infatti perfetto per una melodia indecisa, che sale e scende senza sapere dove andare. Proprio come chi è si dibatte tra lo sconforto e la voglia di andare avanti, tra la disperazione e la speranza.
Judy Garland ha vissuto un’esistenza travagliata, regalando al mondo lo splendore della sua arte e tenendo per sĂ© le miserie della sua vita privata. L’incantesimo è proprio questo: mentre canta una canzone, Judy sembra sempre parlare di sĂ© e raccontare la sua storia.
Ascoltando e guardando Judy Garland ci perdiamo in quello sguardo un po’ amaro e un po’ fiero, la sua voce cantando Smile ci fa e sognare e ci strappa un sorriso tenero, “If you just smile“. Poco importa se quel sorriso è frutto di una recita, un’illusione.
Arrivederci al prossimo lunedì!
Ringrazio Te di averci fatto scoprire questa canzone.
Non sapevo che Chaplin componesse melodie
Ciao Roberto, sì Chaplin in etĂ matura ha composto diversi brani, tutti per i suoi film. Il piĂ¹ famoso perĂ² e proprio questo, Smile, non mi risulta che altri suoi pezzi siano entrati nel repertorio Jazz. Ciao a presto