[Note di lunedì n.46] Opera piĂ¹ famosa del compositore spagnolo Joaquin Rodrigo, il Concierto de Aranjuez è stato molto apprezzato anche dai musicisti jazz. Ho analizzato la bella interpretazione di Jim Hall.
Nell’album Sketches of Spain Gil Evans rende un’interpretazione orchestrale con poco spazio per l’improvvisazione, mentre in questa versione di Don Sebesky per il gruppo di Jim Hall si limita a definire la cornice e lascia molto all’estro dei solisti.
Il brano si apre con la chitarra che espone il tema mentre il contrabbasso esegue un suggestivo tremolo. A questi strumenti si aggiungono prima la tromba (0’47”) e poi il sax (1’27) che suona il tema nel modo maggiore. Il tema cresce piano fino al suo culmine (3’13”) poi la chitarra rimane da sola per una cadenza, così come accade piĂ¹ volte nella versione originale di Rodrigo.
Dal silenzio (3’38”) riemergono gli strumenti uno alla volta: basso, batteria, chitarra e piano, con quest’ultimo che suona un riff su due accordi, Dm7 e A7sus, in questo modo:

Il ritmo è binario e privo di swing, quasi un light rock. Il primo assolo è del band leader Jim Hall (4’02”), seguono il sax di Paul Desmond (6’35”) e la tromba di Chet Baker (9’12”). I tre gareggiano quanto a fantasia, freschezza dell’invenzione, logica assoluta e disarmante delle frasi melodiche. E’ una gara senza vincitori, anzi la complicità è totale ed il passaggio tra un assolo e l’altro avviene in modo fluido e naturale.
Bellissima anche l’improvvisazione del pianista Roland Hanna, che esordisce con le due mani che suonano a distanza di sedicesima (11’45”). Il solo di piano è un capolavoro fatto di passaggi ad accordi e frasi assolutamente perfette.

Questa magia non sarebbe certamente possibile senza il sobrio accompagnamento di Ron Carter al contrabbasso e di Steve Gadd alla batteria. Per apprezzare il contributo di quest’ultimo vale la pena ascoltare con attenzione al minuto 7’34” il contrappunto del rullante alle frasi del sax, e poi l’apertura dell’accompagnamento sul piatto (7’42”). Un esempio della maestria di Gadd, ogni suo colpo è misurato e assolutamente necessario.
In questa esecuzione i musicisti trovano un’autentica comunione di intenti, spirituale prima che musicale, necessaria per opere di questo livello. Il pezzo è anche la dimostrazione che ancora negli anni ’70 il jazz sapeva contaminarsi con altre musiche, in questo caso la musica classica spagnola ed il rock, raggiungendo risultati strabilianti.
Arrivederci al prossimo lunedì!
Sublime, anche per l’atmosfera di malinconica nostalgia che suscita. Lo trovo affine al Brad Mehldau trio in Exit for a film https://www.youtube.com/watch?v=VF2UlLKoBR8 qui la presenza della batteria di Jeff Ballard cosa ne pensi?
Ciao Simone, trovo bellissimo il brano che hai proposto. Molto bella anche la batteria, davvero finissima. A presto, grazie