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Armonia e Teoria musicale

Intensità e pentagramma: la dinamica

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Dal punto di vista scientifico l’intensità è misurabile in modo preciso, invece sul pentagramma l’intensità non ha un valore assoluto ma relativo. Per questo motivo in musica non si parla di intensità del suono, ma di dinamica. Vediamo dunque come si passa dal concetto di intensità del suono, o volume, a quello di dinamica. Scopriremo anche come si scrive la dinamica sul pentagramma.

Le-qualità-del-suono-intensità

L’intensità del suono, o volume

Perché percepiamo alcuni suoni più forte ed altri più piano? In che modo il nostro orecchio percepisce i suoni? In una recente lezione abbiamo preso in considerazione la prima qualità del suono, l’altezza. La seconda qualità del suono che analizziamo si chiama invece intensità. E’ questo il termine tecnico corretto, tuttavia spesso utilizziamo anche il sinonimo volume. Andiamo dunque ad analizzare le caratteristiche acustiche dell’intensità.

L’intensità dipende dall’ampiezza della vibrazione. Ad esempio, se pizzichiamo una corda della chitarra con più forza, vedremo che l’oscillazione della corda è più ampia ed il volume del suono, o intensità, è maggiore. E’ dunque facile vedere la relazione tra ampiezza della vibrazione (il movimento della corda) e volume del suono che essa produce.

Nella lezione dedicata all’altezza del suono abbiamo visto come quest’ultima dipenda dal numero di vibrazioni al secondo. Nelle due immagini qua sotto, l’immagine a destra corrisponde ad un suono più acuto rispetto a quella di sinistra, perché il numero di vibrazioni al secondo è maggiore

suono grave e suono acuto
Nell’immagine a destra, il numero di vibrazioni è maggiore ed il suono è più acuto

Nella prossima immagine vediamo invece la differenza tra due suoni con diversa intensità. Il numero di vibrazioni al secondo è uguale per entrambe le immagini, ma quella di destra ha un ampiezza maggiore, dunque corrisponde ad un suono più forte.

suono debole e suono forte
L’onda sonora a destra ha un’ampiezza maggiore, di conseguenza il suono ha maggiore intensità

Come si misura l’intensità: il decibel

Così come l’altezza del suono, anche l’intensità è misurabile in modo preciso. L’unità di misura dell’intensità è il decibel (dB). L’orecchio umano ha una soglia di udibilità intorno ai 5-10 dB, non riesce dunque a percepire i suoni con intensità minore. L’orecchio rischia invece di danneggiarsi se esposto a suoni oltre i 100-120 dB, specialmente in modo prolungato.

Qualche esempio di intensità del suono
Qualche esempio di intensità di suoni e rumori

Il rumore di una foglia che cade ha un’intensità tra i 10 e i 20 dB, il respiro di una persona che dorme intorno ai 30 dB, il rumore che si sente da dentro un automobile in corsa è di circa 90 dB, per questo per ascoltare musica in auto bisogna utilizzare volumi molto alti.

Non so se ti è mai capitato di accendere l’autoradio a motore spento e stupirti del volume altissimo della musica. Il volume in effetti è altissimo se il motore è spento, ma il giorno prima in autostrada quello era il volume necessario per poter sentire la musica.

Suoni e rumori ciclici

Il volume tuttavia non è tutto, il nostro orecchio e la nostra mente sono infatti più suscettibili a rumori ripetuti e ciclici. E’ il motivo per cui molte persone trovano insopportabile il rumore delle pale eoliche, che pure ha un intensità piuttosto limitata (intorno ai 50 dB).

Per lo stesso motivo una sveglia di solito emette suoni ripetuti ed alla stessa distanza nel tempo: veniamo svegliati più facilmente da un suono ripetitivo e ciclico, piuttosto che da uno discontinuo ed isolato, anche se di volume più alto.

Vediamo adesso come si misura l’intensità in musica. Nel sistema della notazione musicale parliamo di dinamica e non di intensità, perché la musica è interessata alla relazione tra i diversi suoni, piuttosto che all’effettiva intensità o volume.

Misurazione scientifica e misurazione relativa: la dinamica

In campo scientifico esiste una misurazione esatta dell’intensità di suoni e rumori, per la quale l’unità di misura è il decibel (Db). Nel linguaggio musicale invece la misurazione dell’intensità ha modalità e scopi del tutto differenti, in particolare sul pentagramma le indicazioni sull’ intensità dei suoni hanno sempre un valore relativo, mai un valore assoluto.

In musica non ci interessa mai conoscere l’intensità effettiva di un suono o di una frase musicale, ma solo la sua intensità in relazione alle altre note ed alle altre frasi. O magari, in relazione ad altri brani che precedono o seguono la composizione musicale. Le indicazioni che troviamo sul pentagramma riguardo intensità o volume all’interno di un brano musicale, vengono chiamate dinamica.

Come si scrive la dinamica

La notazione della dinamica si è stabilita tra il XVII e il XVIII secolo. Esistono tre diversi modi di scrivere le indicazioni dinamiche, questi tre sistemi non sono alternativi ma spesso coesistono nello stesso brano, nel tentativo di esprimere in modo quanto più preciso l’intenzione del compositore.

Indicazioni dinamiche con le lettere: da ppp a fff

Il metodo più comune per indicare le dinamiche di un brano o di una sua parte, è quello di utilizzare sigle composte da due o tre lettere, con il seguente significato:

  • ppp il più piano possibile
  • pp molto piano
  • p piano
  • mp mezzo piano
  • mf mezzo forte
  • f forte
  • ff fortissimo
  • fff il più forte possibile

Se le annotazioni agli estremi di questa scala sono piuttosto chiare di per sé, non è così per mp (mezzo piano) e mf (mezzo forte). Per interpretare bene questi segni dobbiamo ricordare che stanno al centro della “scala delle dinamiche”, quindi mp è un po’ più forte di p e mf è un po’ meno forte di f. Soprattutto il mp (mezzo piano) si presta ed equivoci, a volte chi non ha familiarità con il sistema pensa erroneamente che mp sia più piano di p.

Se suoni uno strumento ma non hai mai fatto amicizia con il pentagramma, forse è il momento di provarci. Leggere la musica non è difficile, su questo sito trovi un corso di solfeggio per imparare a leggere in modo graduale e divertente. Mettiti alla prova, imparerai a leggere la musica molto prima di quanto non pensi!

A volte i segni dinamici vengono sostituiti dall’indicazione scritta per esteso, ad esempio piano o forte. Spesso questo avviene ad inizio brano, in modo che l’esecutore possa leggere e soffermarsi sull’indicazione prima di iniziare a suonare. All’interno del brano è consigliato utilizzare la forma abbreviata, che è più sintetica e più veloce da leggere.

Le indicazioni composte da lettere possono essere rinforzate da più o meno. Ad esempio: più f, meno f

A volte i compositori estendono il sistema aggiungendo agli estremi altre f o altre p, ad esempio ffff o ppppp. L’uso di questi simboli è in qualche modo superfluo, perché già ppp e fff dovrebbero rappresentare un superlativo assoluto: il più piano/ il più forte possibile. Il compositore che usa un numero maggiore di p o di f lo fa nella speranza di indurre l’esecutore a suonare davvero piano, o davvero forte, il brano da lui composto.

intensità e dinamica in musica
Mentre l’intensità ha un valore misurabile, la dinamica ha un valore relativo e soggettivo

Dinamica relativa e dinamica soggettiva

Quella del compositore può essere solo una speranza, perché come abbiamo già detto le indicazioni dinamiche sono relative, e possiamo aggiungere che sono anche soggettive. Quello che è forte per me, può essere piano per qualcun altro. Questo non vale solo per l’ascoltatore, ma vale doppiamente per l’interprete.

Ciascun musicista ha infatti il proprio suono di base, che considera né forte né piano. Ad esempio, sul pianoforte dipende in parte da peso e dimensione della mano, e in misura ancora maggiore dal temperamento del pianista. Ricordo il mio maestro di pianoforte che per indurmi a suonare più forte, mi diceva che quello che a me sembrava un fortissimo era a mala pena un mezzo forte.

A prescindere dallo strumento, ogni esecutore ha una zona dinamica nella quale suona abitualmente e naturalmente, se non si sforza di suonare più piano o più forte. In linea di massima non c’è niente di male ad avere un approccio personale alla musica ed allo strumento che suoniamo, però dal punto di vista del compositore questo può essere un problema, perché il brano rischia di essere travisato completamente.

D’altra parte, anche l’esecutore dovrebbe esserne consapevole e cercare di andare oltre le proprie abitudini, oppure dovrebbe scegliere un repertorio affine al proprio modo di essere. Passiamo ora ad illustrare altri due sistemi di indicazione dinamica.

Crescendo e diminuendo

Mentre alcune forme d’arte, ad esempio pittura e scultura, esistono nello stesso modo per un secondo come per un minuto, in musica tutto è relativo e legato allo scorrere del tempo. Questa peculiarità della musica rende indispensabile annotare sullo spartito non solo l’intensità di per sé, ma anche il passaggio da un’intensità ad una minore o maggiore.

Per fare questo esistono due forme alternative e complementari. La prima è l’utilizzo di termini specifici quali cresc. (crescendo), dim. (diminuendo) oppure decresc. (decrescendo, di uso più raro).

Queste indicazioni possono essere affiancate da precisazioni quali: molto, poco, poco a poco, subito ed altre ancora a fantasia del compositore.

Possiamo così trovare un’ampia casistica di indicazioni quali cresc. poco a poco, dim. molto, subito cres. e così via.

Esistono inoltre i segni grafici chiamati forcella, i quali indicano in modo più preciso dove inizia e dove finisce il crescendo o il diminuendo in un brano musicale. Le forcelle non sono dissimili dalle indicazioni di volume che spesso troviamo su dispositivi elettronici: hifi, televisori, radio.

forcelle e dinamica
Gli indicatori di volume su hifi ed altri apparecchi assomigliano alle forcelle del pentagramma

Visto che il sistema della notazione musicale è assai più antico delle tecnologie per la riproduzione del suono, è probabile che l’impiego di questo simbolo per indicare il volume sia derivato proprio dal linguaggio musicale.

Conclusioni: intensità e dinamica

In questa lezione abbiamo visto come in musica l’approccio all’intensità sia del tutto relativo e soggettivo, non soggetto all’esigenza di misurazioni precise.

  • Approccio scientifico → misurazione in valori assoluti → intensità
  • Linguaggio musicale → indicazioni relative e soggettive → dinamica

Abbiamo inoltre introdotto i tre sistemi utilizzati per annotare la dinamica: indicazioni composte da 1-3 lettere (ad esempio: f, mp, fff), Termini scritti per esteso (forte, piano, cresc. dim., poco a poco, subito ecc.) i infine le forcelle. Come sempre, se hai domande o commenti su questa lezione scrivile nei commenti qua sotto. Grazie!

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