Chi inizia a suonare il pianoforte si trova ad affrontare simultaneamente quattro materie di studio: tecnica pianistica, lettura dello spartito, indipendenza delle mani, teoria musicale. In che ordine e come è giusto affrontarle, nei primi mesi di studio del pianoforte?
Se affrontato nel modo giusto, lo studio del pianoforte è alla portata di tutti. E’ importante affrontare le difficoltà una alla volta, quando è possibile, e cercare di crescere su più terreni contemporaneamente.
Ecco il percorso che propongo ai miei allievi per affrontare ciascuna materia al momento giusto, senza frustrazioni e spreco di energie.
1 La tecnica pianistica
Quando parliamo di tecnica pianistica ci riferiamo alle abilità fisiche e manuali necessarie per suonare. Nella tecnica rientrano la posizione ed il movimento di dita, mani, polso e braccia, ma anche la postura del corpo intero. Per superare le difficoltà tecniche, molto spesso è importante pensare alla cosa giusta.
In particolare, durante i primi anni di studio i nostri sforzi devono essere rivolti a mantenere le braccia ed il polso rilassati. Spesso la fatica della lettura dello spartito ci porta ad irrigidire braccia e polsi, senza rendercene conto. Proviamo ad approfondire questo concetto.
Scrivimi se suoni da qualche anno e vuoi provare a fare lezione online per migliorare il tuo approccio al pianoforte ed imparare a suonare in modo più morbido e rilassato.
Tecnica pianistica, il rilassamento prima di tutto
Nei primi mesi di studio della tecnica pianistica, cercare di imporre alle mani e alle dita posizioni ben precise è controproducente perché si traduce quasi sempre in maggiore tensione e rigidità.
Guarda il video per scoprire alcuni semplici esercizi di rilassamento per il polso.
Se hai iniziato a suonare da pochi anni, dovresti sempre cercare di togliere tensione dalla mano e dal polso, piuttosto che imporle una posizione che consideri corretta. Non importa se la mano è un po’ più stesa o un po’ più alta, l’essenziale è che il polso sia morbido e la mano rilassata.
In questo modo sarò più naturale piegare le dita e usare il principio della leva per premere i tasti con minimo sforzo. Non sottovalutare l’importanza dell’altezza della seduta. Collocarsi all’altezza giusta rispetto allo strumento favorisce un approccio naturale e rilassato.
Rimanere morbidi e togliere tensione da mano, braccia e polso è fondamentale per affrontare il secondo grande tema: l’indipendenza delle mani.
Recentemente ho pubblicato un video corso dedicato alla tecnica del terzo e quarto anno e basato sugli studi dell’op.299 di Carl Czerny, un classico della didattica del pianoforte.
2 L’indipendenza delle mani
La cosa in assoluto più faticosa per chi inizia a suonare il pianoforte è proprio l’indipendenza delle mani. Sebbene quasi tutti gli strumenti richiedano un’ottima coordinazione di entrambe le mani, il piano necessità di un’indipendenza totale.
Per affrontare l’indipendenza delle mani, è fondamentale utilizzare un libro di esercizi graduale e ordinato. Personalmente apprezzo molto il Beyer Op.101, del quale ho realizzato anche un videocorso.
Indipendentemente dal libro di esercizi che hai scelto, è importante esercitarti nel modo giusto: lentamente, con costanza e concentrazione. Suonare il piano all’inizio può essere faticoso, per questo è importante avere un metodo di studio che ti aiuti ad alleggerire la mente da tutte le fatiche non necessarie.
Per migliorare l’indipendenza delle mani è fondamentale affidarsi ad uno strumento ben preciso: la lettura dello spartito.
3 La lettura dello spartito
In tanti anni di insegnamento, diverse volte ho incontrato allievi molto dotati, sia di orecchio che di manualità, ma privi della pazienza necessaria per imparare a leggere lo spartito.
Non è difficile spiegarsi il motivo: se riesci a suonare qualcosa di gradevole già a orecchio e le mani camminano piuttosto bene, perché sottoporti alla fatica di uno studio lento e noioso?
Le cose non sono però così semplici, proviamo a spiegare perché.
Suonare il piano senza leggere la musica
In alcuni casi ho provato ad assecondare questo punto di vista, provando ad insegnare come si suona il pianoforte senza utilizzare alcuno spartito. Indipendentemente da quanto talentuosi e intelligenti fossero i miei allievi, i risultati sono stati disastrosi, sempre.
Mi sono interrogato a lungo sul perché per suonare il pianoforte sia necessaria anche la lettura dello spartito, e sono giunto alla conclusione che non ci può essere crescita nell’indipendenza delle mani, senza l’aiuto della lettura.
La lettura dello spartito è il primo strumento che abbiamo per riuscire a coordinare le due mani. Vedere i due pentagrammi ci aiuta a coordinare le mani ed acquisire indipendenza. Se suoniamo a orecchio l’indipendenza delle mani non migliora e presto o tardi ci troveremo in un vicolo cieco, incapaci di progredire.
Imparare a leggere lo spartito, senza fatica
Un buon libro di esercizi, graduale ed ordinato, è fondamentale anche per migliorare nella lettura della musica. Prima di eseguire un esercizio leggi sempre le note, a voce alta e senza suonare. In questo modo faticherai di meno quando proverai a suonarlo, inoltre migliorerai gradualmente anche nella lettura.
Se ti capita di avere tempo libero lontano dal pianoforte, ad esempio se viaggi spesso in treno o ti capita di passare qualche giorno lontano da casa, puoi procurarti un libro di solfeggio e sfruttare questi momenti per migliorare la tua capacità di lettura.
Mentre per suonare il piano servono ore di esercizi (all’inizio, almeno 30’/45′ al giorno), per migliorare nella lettura possono bastare anche solo dieci minuti al giorno. Leggere la musica non è affatto difficile, soprattutto se non cerchiamo di leggere e suonare contemporaneamente.
Se voi migliorare la tua lettura, puoi prendere in considerazione il mio video corso di Solfeggio Jazz.
Rimane da affrontare l’ultima grande materia di studio: la teoria musicale.
4 Teoria musicale ed armonia
Il pianoforte è uno strumento orchestrale ed è bellissimo conoscere scale e accordi, come funzionano le progressioni armoniche, le cadenze. Questo ci darà strumenti per imparare e capire molte canzoni, e metterà le basi anche per lo studio dell’improvvisazione.
Tuttavia, imparare gli accordi è inutile se le nostre mani non sono in grado di suonarli. Per questo teoria musicale ed armonia sono materie che non vale la pena di affrontare durante il primo anno di studio. Molto meglio concentrarsi su indipendenza e lettura, che sono davvero essenziali per muovere i primi passi.
Se il tuo scopo non è quello di suonare il pianoforte classico ma vuoi suonare le canzoni, passare un intero anno a fare esercizi potrebbe essere faticoso. In tal caso, quando avrai superato la metà del Beyer op.101 potrai iniziare ad imparare gli accordi principali e suonare qualche semplice canzone.
Ma ricordati: per riuscire a suonare una canzone in modo decente avrai bisogno di una buona indipendenza delle mani, e per ottenerla dovrai comunque continuare ad esercitarti con metodo ed impegno!

Conclusioni: il giusto equilibrio tra tecnica, indipendenza, lettura e teoria
Studiare pianoforte è sicuramente una sfida che richiede intelligenza, pazienza e metodo. Chi non ha fretta e cerca di apprezzare ogni momento di studio, anche i primi passi, riesce di solito ad arrivare più lontano e ottiene grande soddisfazione dallo studio della musica.
Sapere cosa ci aspetta è fondamentale: nel primo anno bisogna imparare a leggere e migliorare l’indipendenza delle mani. Queste saranno le basi per i passi successivi. In bocca al lupo per i tuoi studi, se hai bisogno di un consiglio lascia un commento all’articolo e sarò felice di risponderti. A presto!
Come si effettua la lettura ovvero il solfeggio di uno spartito che presenta i due pentagramma, chiave di violino e chiave di basso ? Grazie.
Buongiorno Aurelio, si solfeggiano separatamente. Prima una parte, poi l’altra. Quando ci sono degli accordi, di solito si sceglie di solfeggiare la nota più acuta.
Ottimi consigli come sempre Leo! Per quanto riguarda il Beyer op 101 che sto studiando, trovo che non presentare la chiave di basso fino ad oltre il 40mo studio sia sbagliato. Ti ritrovi poi spiazzato a meno che tu non abbia studiato a parte questa chiave. Ti chiedo inoltre di consigliarci un buon libro di solfeggio. A me da principiante sembrano tutti uguali.!! Un saluto, grazie.
Ciao Roberto, anche i libri di solfeggio possono essere fatti bene o male. Ad esempio, l’usatissimo Bona è un pessimo libro perché essendo di metà ‘800 mancano totalmente ritmi più moderni e complessi.
Un ottimo libro è invece il Corso facile di solfeggio di E.Pozzoli, che prende spunto da brani autentici del repertorio anche moderno (classico).
Se i tuoi studi si rivolgono verso il repertorio pop/jazz ti consiglio il mio metodo “Corso di solfeggio Jazz”. Non ho messo in vendita il pdf da solo, ma lo puoi scaricare acquistando il corso abbinato:
https://www.leoravera.it/corso-di-solfeggio-jazz-video-tutorial/
Cari saluti, buon lavoro
Dimenticavo, per quanto riguarda la chiave di basso, Beyer la introduce poco a poco, in particolare usando solo le quattro note Do Si La Sol, scendendo dal Do centrale.
Con i miei allievi di solito aspetto un attimo ad introdurla, quando la lettura in chiave di violino è un po’ più sicura. Alcuni metodi iniziano subito con entrambi, a me sembra eccessivo perché la coordinazione delle mani ci chiede già molte risorse, dover leggere fin dal principio due chiavi mi pare troppo.
Comunque, presto o tardi va introdotta. Credo che il momento “giusto per tutti” non esista e che ciascuno abbia il suo momento ideale.
Ho trovato l’articolo interessante, con ottimi suggerimenti che già avevo iniziato a mettere in pratica. Accostandomi allo studio del pianoforte in età non più giovane, sia pure con molto entusiasmo, ho trovato inizialmente qualche difficoltà proprio nel coordinare le due mani, anche per l’esecuzione di semplici esercizi come i primi del Beyer che svolgo ogni giorno seguendo le lezioni del corso acquistato. Tuttavia mi sono resa conto che l’allenamento continuo e l’attenta lettura dello spartito danno alla fine buoni risultati. Alterno comunque agli esercizi del Beyer lo studio di semplici brani con non più di venti battute che comunque mi confermano di essere in grado di produrre una musica gradevole. E questo contribuisce non poco a motivarmi e a continuare con fiducia.
Grazie per i suoi articoli.
Ciao Mariella, fai benissimo ad abbinare altri brani al Beyer, se riesci a portare avanti entrambe le cose. Ci vuole molta pazienza, ma i tuoi sforzi verranno premiati. Cari saluti e in bocca al lupo.
Grazie per l’incoraggiamento. Ricambio i saluti ☺️
Leo, grazie per la bella lezione, utile per chi è agli inizi; in particolare trovo interessante dove dici che al primo anno viene prima acquisire il rilassamento piuttosto che la tecnica. A me piace sentirmi felice quando suono e cerco di evitare tensioni , ma ho anche timore di fissare dei difetti che in seguito non sarò in grado di eliminare.
Ciao Linda, se suoni in modo rilassato sicuramente non sviluppi difetti gravi. Potrai correggere la posizione della mano, l’angolo di attacco delle dita ecc. strada facendo, soprattutto se ti fai aiutare da un insegnante. A presto, in bocca al lupo
Salve, mia figlia 7 anni, studia pianoforte da sei mesi e l insegnante segue questo testo “Alfred’s basic adult piano course”, va bene?come faccio a capire se sta seguendo un percorso giusto?
A sette anni, la cosa più importante che prenderei in considerazione è la soddisfazione della bambina: se è contenta di andare a lezione, vuol dire che sta seguendo un percorso buono. Un secondo aspetto è se trova la voglia di fare 10′ o 15′ di compiti a casa, esercitarsi un pochino al pianoforte anche da sola. I genitori possono ricordarglielo, ma lo deve fare volentieri. Se suona un pochino a casa da sola ed è contenta di andare a lezione, il maestro sta facendo un ottimo lavoro, a prescindere dal libro che usa.
Inizialmente lo era molto, ora si è affievolito quell ‘entusiasmo… Io sto spesso a ricordaglielo ma lei trova le cose difficili e se potesse mollerebbe… Grazie per la risposta comunque
Ciao Maria, sono un ospite passeggero ma per dovere di responsabilità ti rispondo velocemente per darti un consiglio su quello che è successo a me.
E’ normale che i bambini dopo un poco non trovino più quell’entusiasmo nello studio ma molto dipende dalla vita musicale in casa. Diciamo che se un genitore porta i bambini a concerto e fa capire al bambino che suonare non è solo divertirsi ma avere una responsabilità molto importante verso un pubblico che ascolta e prova emozione su quello che l’esecutore propone, questo fatto porterà ossigeno nuovo nello studio. Inoltre ottima cosa ascoltare e far ascoltare molta musica in casa ma senza forzature. Tutto dovrebbe essere naturale ma ti dico che è importantissimo il lavoro che farai tu a casa, forse più di quello del maestro.
I bambini vogliono che i loro genitori siano orgogliosi di loro ed anche questo (sempre senza forzature) è un ottimo spunto per lavorare.
Fai esercizi assieme alla bimba ascoltando alcuni brani, suggerendole di far attenzione alle immagini che suscitano, oppure spiegale alcuni brani documentandoti sul loro aspetto timbrico e misterioso.
Dai importanza a quello che la tua bimba suona, non è solo uno svago o un hobby come molti credono. Capire tutto questo ti aiuterà a seguire in modo serio e profondo la formazione di tua figlia che purtroppo ora non può rendersi conto del tempo che passa e del tempo magari perduto per svogliatezza o mancanza di motivazione.
Ogni mese organizzate in casa un piccolo momento in cui lei eseguirà un brano semplice o alcuni brani ed in quel momento cercate di non essere divertiti o spensierati ma prendete la cosa sul serio…i bambini lo sentono e da quell’impressione capiscono il valore di quello che fanno.
Suonare, dovrà darle gioia non solo per l’esercizio in se ma per la sua realizzazione in società e con gli altri come all’interno della sua famiglia.
Io ho perso molto tempo perché è mancato quell’aspetto “vigile” dei miei genitori e …a 40 anni mi duole molto questo fattore che avrebbe potuto cambiare la mia vita.
Buon lavoro e auguri a tua figlia per l’amore verso la musica.
ti consiglio alcuni brani molto semplici quanto belli.
Dimitri Kabalevsky 24 pezzi per piano.
Ohh, sono proprio i consigli che cercavo! Grazie tante di cuore