Musica e talento: per essere un buon musicista conta di più il talento innato o lo studio e preparazione?
Spesso si sente parlare della musica come di un talento innato, una sorta di dono insito nel patrimonio genetico per cui tutto sarebbe già deciso al momento della nascita. Secondo questa visione i grandi musicisti sarebbero dei “geni” che hanno ricevuto “un dono”, predestinati alla musica.
Chi suona o ha suonato anche per un breve periodo sa invece quanto faticosi siano i progressi e quanto lavoro sia necessario -anche al più dotato degli studenti- per dominare le difficoltà tecniche di uno strumento musicale.
Ecco allora che spesso nelle discussioni ci si divide in due opposte fazioni: chi ritiene che il talento sia comunque la qualità più importante e chi pensa invece che studio e sacrificio permettano anche ai meno dotati di arrivare a risultati straordinari.
Come contributo a questa discussione, mi permetto di raccontare una storia di famiglia.
Mio nonno amava le moto. Un giorno, volendo far visita al fratello in Argentina ma non potendosi permettere il viaggio, smontò la sua lambretta e ne fece un piccolo aeroplano, alimentato ad idrogeno. Aveva un vero talento per i motori: un “dono”.
Mia nonna invece era insuperabile in cucina. Ricordo quando decise di inibire la reazione di transpeptidazione catalizzata dagli enzimi PBP, ed inventò l’amoxicillina. Pur non avendola mai studiata era molto portata per la chimica: aveva un “dono”.

Io sono stato meno fortunato dei miei nonni, il mio unico talento è la musica. I miei genitori se ne accorsero quando all’età di cinque anni toccai un pianoforte per la prima volta. Suonai l’intera sonata “Il chiaro di luna” di Beethoven, che mia madre aveva ascoltato distrattamente durante i primi mesi di gravidanza.
Luoghi comuni sulla musica
Queste tre storie sono ugualmente false, ma mentre nessuno crederebbe mai alle prime due, sulla musica proliferano luoghi comuni e racconti fantastici. In nessun ambito la parola “genio” si spreca quanto nel mondo musicale.
Questa falsa visione della musica come un “dono” è dannosa tanto per chi vorrebbe suonare ed incontra le inevitabili difficoltà dei primi passi, quanto per gli stessi musicisti che vorrebbe celebrare, non si riconosce infatti che il talento musicale si coltiva nel tempo con impegno, dedizione e sacrificio. La preparazione di un buon musicista è in questo del tutto simile a quella di un ingegnere, o di un chirurgo.
A proposito, se avete il mal di pancia chiedete pure a mia zia, sarà felice di operarvi. Di medicina non sa niente, ma per il taglio e cucito ha un “dono”…
La passione e una certa dose di caparbietà sicuramente sono un buon propellente per raggiungere risultati confortanti
Secondo me ti sbagli di grosso perchè la predisposizione cosi come per fare il chirurgo o il musicista ci deve essere per forza..quindi oer ogni cosa in questo caso nella musica bisogna avere talento per andare avanti..io conosco molte persone che hanno cercato di imparare a suonare una chitarra e il massimo che hanno fatto è stato imparare qualche accordo ma per il resto nulla hanno poi abbandonato perchè non faceva per loro..mi dispiace contraddirti ma ti sbagli di grosso
Ciao Frank, grazie della visita e del commento, tutte le opinioni sono bene accette.
La predisposizione è importante ma c’è chi fa grandi cose pur avendo pochissimo talento, e chi ha talento ma non è capace di metterlo a frutto.
Spesso chi abbandona lo fa perché non ha pazienza, non perché non ha talento. Ancora un saluto, ciao
Mah penso che liquidare questa importante e atavica questione con una serie di sillogismi, seppur arguti, non sia opportuno . Primo: perché tutte le attitudini che concorrono alla formazione di una “disciplina” sono importanti e farei fatica a formulare una graduatoria, secondo : perché in tale disciplina appunto criteri di formazione tecnica e inclinazioni creative, pur procedendo di pari passo, sono intrinsecamente molto diversi e si nutrono addirittura di necessità opposte. Laddove la tecnica abbisogna di dedizione e perseveranza, studio e allenamento, la creatività invece solo di libera fruizione irrazionale della materia sonora. Si evince, quindi, al di là di lambrette, e antibiotici che la nascita del miracolo, del genio musicale, altro non possa essere che una armonica,mirabile, sintesi dei due aspetti succitati, i quali, come nella maggior parte di ciò che esiste non è altro che la fusione di due opposti. Saluti e baci.
Grazie intanto per il tempo dedicato alla lettura ed alla scrittura del tuo. Più che a formulare una graduatoria, queste righe vogliono far riflettere su quanto sia inadatto e fuorviante l’impiego della parola “genio” per descrivere un musicista, anche molto dotato. A dire il vero, l’abolirei in generale perchè dietro quasi tutti le opere “geniali” che io conosca, in musica come in altre discipline, ci sono artisti che di straordinario avevano prima di tutto la tenacia e l’urgenza di esprimersi. Ricambio i saluti, grazie per la visita.
Come si legge dai commenti,sono tutti da ammirare ,é tutto vero. come é certo che chi è talentuoso ha una marcia in più.Poi la musica prevede la creatività ,che va ad alimentare i virtuosi,e chi la interpreta.
Il dono e la dedizione allo studio sono strettamente in legame: credo che soltanto chi ha una passione innata per la musica riesca a trovare la costanza giusta per impegnarsi giorno per giorno. Non sto dicendo che bisogna trovare il “giusto mezzo” tra le due cose: sempilemente, chi ha il dono innato è in grado di studiare e prepararsi correttamente; se non te la senti di suonare tante ore al giorno, significa che non hai nemmeno il dono.
Penso sia opportuno il giusto mix, in quanto chi è talentuoso non sempre è disposto ad investire tempo nello studio, al contrario chi si mette s’impegna non sempre ha molto talento!
Di conseguenza il giusto mix è doveroso a chi si accinge a fare la professione!!!
In ultima analisi:
chi si impegna anche con poco talento, può raggiungere i livelli di chi ha un talento innato e non da’ importanza allo studio!!!
È solo una questione di tempo!!!
Ciao Leo, io penso che dopo lo studio e la preparazione l’esperienza sul campo sia la cosa più importante perché spesso da la possibilità di suonare con gente più brava e questo fa crescere un musicista.
Comunque il talento da solo non basta, bisogna studiare ogni giorno…
Avere un buon maestro. Un buon maestro è quello che capisce se uno è portato o meno per una cosa e capisce anche quando è tempo di dire al ragazzo, devi far le valigie perchè ti ho insegnato tutto quello che potevo darti, ora tocca ad altri.
Ciao Mario, sono del tutto d’accordo con te. A me è capitato prima come allievo e sul momento ci rimasi male, poi alcune volte come insegnante ed i miei allievi ci rimasero male, sul principio. Può essere doloroso ma hai ragione, è necessario ed onesto fare così. A presto, grazie