Nel Lydian Chromatic Concept of Tonal Organization (1953) George Russell mette al centro del sistema tonale la scala lidia, al posto della tradizionale scala maggiore. Il suo sistema è stato di grande stimolo a un’intera generazione di jazzisti, che l’hanno utilizzato per cercare di ampliare il linguaggio delle loro improvvisazioni. Vediamo come funziona.
- Le premesse del Lydian Chromatic Concept di George Russell
- Le scale principali del Lydian Chromatic Concept
- Le scale ausiliare del Lydian Chromatic Concept
- Uso delle scale: bebop, jazz modale, avanguardia
- John Coltrane: dall'improvvisazione cordale al jazz modale
- L'improvvisazione jazz moderna, suonare "dentro" e suonare "fuori"
- Conclusioni, pregi e difetti del Lydian Chromatic Concept
Le premesse del Lydian Chromatic Concept di George Russell
Il Lydian Chromatic Concept non vuole essere un sistema rigido di regole, bensì una maniera alternativa di ragionare per improvvisare in modo più libero e moderno. George Russell mette al centro del suo sistema la scala lidia per ragioni storiche e teoriche.
Le ragioni storiche risiedono principalmente nell’uso della 5a diminuita da parte dei musicisti bebop, in particolare Charlie Parker e Dizzy Gillespie ne fanno ampio uso nelle loro composizioni e nell’improvvisazione. Vediamo un paio di esempi:
Nell’introduzione al suo brano Salt Peanuts, Dizzy Gillespie fa eseguire ai fiati una figura che insiste ripetutamente sulla 5a diminuita (Do naturale):

Il brano di Charlie Parker Steeplechase suona la 5a diminuita (Si naturale, sull’accordo di Fa7) alla seconda e sesta misura:

Nel proporre l’adozione della scala lidia come centro del suo sistema musicale, George Russell non si ferma tuttavia all’esempio dei due maggiori musicisti bebop, ma propone alcune ragioni teoriche.
Fondamento teorico del Lydian Chromatic Concept
Vediamo dunque quali sono nel dettaglio le ragioni per cui George Russell considera la scala lydia come la scala naturale più autentica, quella da cui derivano tutte le altre scale.
1. Il circolo delle quinte
La scala lidia si può ricavare facilmente dal circolo delle quinte Do Sol Re La Mi Si Fa#. Se metto in ordine queste sette note ottengo la scala lidia e non la scala maggiore. Se volessimo ottenere una scala maggiore dal circolo delle quinte dovremmo utilizzare un intervallo di 5a diminuita nel passaggio da Si a Fa♮.
Va detto però che nel sistema tonale la scala maggiore non è ricavata dal circolo delle quinte ma è ottenuta dalla somma delle triadi costruite sui gradi I, IV e V (ad esempio C, F e G) dove i gradi V e IV sono chiamati in causa in quanto armonico superiore ed inferiore della nota di partenza.
La scala maggiore non si può ricavare dal circolo delle quinte, quella lidia invece sì. Questo è uno degli argomenti di George Russell, nel sostenere che la scala lidia è la vera scala naturale.
2. Costruzione della scala mediante la somma di due tetracordi
Un ragionamento un po’ più complicato consiste nel ricavare la scala da due tetracordi. Secondo questo procedimento, la scala maggiore è costruita dal tetracordo Sol La Si Do più quello Do Re Mi Fa, dove quest’ultimo ha però una certa tendenza a modulare verso la tonalità di Fa per la presenza del semitono tra Mi e Fa.
Nella scala lidia questa tendenza non c’è, in quanto è composta dal tetracordo Sol La Si Do più il tetracordo Do Re Mi Fa#. George Russell sostiene che di conseguenza la scala lidia è più stabile della scala maggiore.
3. La serie delle tensioni
Un altro argomento a favore della scala lidia risiede nella serie delle tensioni, infatti nell’accordo costruito su una scala lidia tutte le tensioni 9, 11, 13 sono disponibili e consonanti mentre nell’accordo costruito sulla scala maggiore possiamo utilizzare solo 9 e 13 in quanto la 11♮ è dissonante.

Una volta spiegate le ragioni per cui George Russell ha scelto la scala lidia come centro di un sistema musicale alternativo, andiamo a vedere quali sono le conseguenze di questa scelte. In particolare, scopriremo come Russell ha classificato le scale, cercando di creare un sistema più interessante e ricco, specialmente per l’improvvisazione.
Le scale principali del Lydian Chromatic Concept
Il sistema proposto da George Russell è basato su tre scale, la prima delle quali è la scala lidia. La scala lidia è uguale ad una scala maggiore con il IV grado aumentato.

La scala lidia può essere ricavata dal IV grado di una scala maggiore. Ad esempio, la scala lidia di Sol si trova sul IV grado della scala di Re maggiore. Le due scale condividono infatti le stesse alterazioni.

Dalla scala lidia George Russell fa derivare l’accordo maggiore costruito sul I grado, l’accordo di dominante costruito sul II grado e l’accordo minore settima costruito sul VI grado. Quest’ultima scelta è particolarmente interessante, infatti come accordo minore principale George Russell sceglie l’accordo che nella scala maggiore equivalente risiede sul II grado.
Nel sistema musicale di origine europea la scala minore di riferimento è invece la scala minore naturale costruita sul VI grado della scala maggiore. Per George Russell il modo minore è invece espresso meglio dalla scala minore dorica, che in effetti ha assunto un ruolo molto importante nella musica moderna, sia rock che jazz.
Per completare il sistema con altri tipi di accordo George Russell propone altre due scale, la scala lidia aumentata e la scala lidia diminuita.

La scala lidia aumentata presenta l’alterazione #5. Questa scala si può trovare anche sul III grado della scala minore melodica ascendente. George Russell include questa scala nel suo sistema perché da essa fa derivare l’accordo aumentato, che non esiste all’interno della scala lidia.

La scala lidia diminuita presenta invece l’alterazione ♭3 e George Russell la include nel suo sistema perché da essa deriva l’accordo di settima diminuita. A differenza delle due scale precedenti, la scala lidia diminuita non trova un riscontro immediato nel tradizionale sistema basato sulla scala maggiore.
Possiamo pensare alla scala Lidia Diminuita come ricavata dal IV grado della scala maggiore armonica. Tuttavia la scala maggiore armonica è una scala davvero inusuale. Per questo motivo è molto più facile ricavare l’accordo diminuito dal VII grado della scala minore armonica, come è consuetudine nel sistema musicale tonale.
Proseguiamo adesso l’analisi del sistema di Russell, analizzando quelle che lui chiama le scala ausiliarie.
Le scale ausiliare del Lydian Chromatic Concept
George Russell completa il suo sistema musicale con altre tre scale dette scale ausiliarie che non derivano direttamente dalla scala lidia. Queste tre scale sono:
- Scala ausiliaria diminuita, ovvero la scala diminuita tono/semitono
- Scala ausiliaria aumentata, cioè la scala esatonale (anche detta scala “a toni interi”)
- Scala ausiliaria diminuita blues, ovvero una scala diminuita semitono/tono



Secondo George Russell dalla somma delle note di queste sei scale si ottiene la scala lidia cromatica, che altro non sarebbe che la scala cromatica composta da 12 semitoni. Nel suo sistema musicale George Russell cita anche altre due scale: la scala maggiore e la scala blues.
Queste due scale non vengono incluse nel sistema, ma sembra che Russell non se la senta di “lasciare fuori” due scale così importanti e dunque le cita come ulteriori possibilità per l’improvvisatore.
Uso delle scale: bebop, jazz modale, avanguardia
Dopo avere spiegato come sono costruite le scale del suo sistema e come possono essere impiegate in relazione ai diversi tipi di accordo, George Russell dedica molto spazio del suo manuale all’improvvisazione. In particolare, distingue diversi approcci possibili alla musica, che si possono adottare durante un assolo.
Russell parla di “polimodalità verticale” riferendosi all’improvvisazione basata principalmente sugli accordi, dove ciascun accordo ha la propria scala di riferimento.
E’ questo essenzialmente il procedimento dei musicisti bebop, procedimento che Russell si propone di superare mediante la “polimodalità orizzontale” nella quale una scala è comune a più accordi, come accade ad esempio nella musica modale di Miles Davis.
Completiamo adesso l’analisi del pensiero musicale di George Russell con alcune sue annotazioni sulla musica dei suoi contemporanei, in particolare di John Coltrane e Ornette Coleman.
John Coltrane: dall’improvvisazione cordale al jazz modale
In un’intervista di qualche anno posteriore al Lydian Chromatic Concept, Russell parla anche di John Coltrane. Il sassofonista ha esplorato fino in fondo il sistema di improvvisazione basato sugli accordi, in particolare in brani come Giant Steps, Moment’s Notice e Countdown.
In un periodo successivo, Coltrane ha superato l’improvvisazione cordale per dedicarsi a quella modale, come ad esempio nell’album My Favorite Things, per muoversi infine in direzione di una libertà ancora maggiore, al confine con il free jazz, in album come A Love Supreme.
Pur apprezzando l’opera di Coltrane, George Russell individua in Ornette Coleman il più ardito pioniere di una visione puramente melodica dell’improvvisazione, libera non solo dai limiti dei singoli accordi ma anche da quelli della tonalità. E’ esattamente questa la visione che Russell si propone di sostenere con il suo Lydian Chromatic Concept.

L’improvvisazione jazz moderna, suonare “dentro” e suonare “fuori”
Parlando di improvvisazione, George Russell precisa che l’uso delle scale può essere “assoluto” ovvero limitato alle sole note della scala prescelta, oppure “cromaticamente arricchito” quando si usano anche note estranee alla scala di riferimento.
Le frasi melodiche possono essere “interne” o “esterne” alla scala, il melodizzare “esterno” consiste nell’utilizzare liberamente tutti gli intervalli della scala cromatica, senza alcuna limitazione.
Queste diverse tecniche venivano già praticate dai musicisti anche prima che George Russell le scrivesse nel suo sistema musicale. Il suo contributo è stato però fondamentale nel codificare, spiegare e rendere esplicite queste nuove tecniche.
Questo approccio è diventato parte imprescindibile della musica jazz e della sua didattica, pensiamo a quanto sia normale per un musicista jazz parlare di “suonare dentro” o “suonare fuori”, concetti che George Russell per primo ha espresso ed argomentato.
Conclusioni, pregi e difetti del Lydian Chromatic Concept
Leggendo le prime pagine, seguire il ragionamento di George Russell è tutt’altro che facile. Per addentrarsi nel pensiero di Russell sono molto utili gli appunti ed i chiarimenti scritti da George T. Endrey. Il matematico era amico di George Russell e riesce ad esprimere i concetti del Lydian Chromatic Concept in modo più ordinato e chiaro, sicuramente più dello stesso autore.
Analizzando il Lydian Chromatic Concept, realizziamo che sebbene ordinate in modo diverso tutte le scale ci erano in qualche modo già note. George Russell non propone quindi delle nuove scale, ma si limita a riordinare quelle già esistenti, mettendo al centro la scala lidia, invece che la scala maggiore.
Il sistema elaborato da George Russell è rivolto principalmente all’improvvisazione ed il suo scopo principale è superare l’improvvisazione basata solo sugli accordi, tipica del periodo bebop.
Secondo le teorie del Lydian Chromatic Concept l’improvvisatore ha sempre a disposizione l’intera scala cromatica, il suo approccio non vuole quindi essere rigido e chiuso. Russell afferma con forza che le ragioni estetiche possono e devono prevalere su qualunque regola o principio.
Seguire l’articolato ragionamento di Russell è un esercizio divertente ed utile, anche perché ci ricorda che qualunque modo di vedere le cose è pur sempre arbitrario. Anche il sistema della tonalità al quale è legata la musica degli ultimi quattro secoli, e che siamo abituati a considerare come un dato di fatto indiscutibile.
Il Lydian Chromatic Concept ha i suoi punti di forza e di debolezza, a volte l’autore confonde il piano teorico e quello estetico, che dovrebbero rimanere separati in qualunque metodo o teoria. Tuttavia le registrazioni di George Russell e di Ornette Coleman dimostrano che pensare in modo diverso era possibile, i due musicisti hanno infatti prodotto musica di grande qualità.
Il Lydian Chromatic Concept è dunque un documento di inestimabile valore storico, che può aiutare l’appassionato di jazz, musicista o semplice ascoltatore, a comprendere la musica jazz posteriore al periodo bebop ed in particolare tutto il movimento di avanguardia.
Il jazzista che si cimenta con l’improvvisazione potrà inoltre mettersi alla prova utilizzando le scale proposte da George Russell, sperando di trarne nuovi spunti e stimoli per suonare in modo più personale e sincero. Se utilizzate in questo modo, le teorie del Lydian Chromatic Concept possono certamente essere stimolanti ed utili.
Se hai domande su questa lezione, ti prego di scriverle qua sotto. Mi farai inoltre un piacere se vorrai condividere questo articolo sui social media, aiutandomi a far conoscere l’opera di questo grande musicista e studioso. Grazie!
Qualche anno fa ho scritto un trattato che conferma sostanzialmente la teoria di G. Russell sulla base di un analisi esaustiva degli armonici naturali. Dall’analisi di un sottoinsieme degli armonici: gli “armonici senari” si deducono pressochè tutte le scale tonali e modali utilizzate nella pratica, più alcune altre mai teorizzate prima, e le relazioni tra scale e accordi, in un sistema aperto, coerente e logicamente fondato. Ho provato a proporre il lavoro nell’ambito dei conservatori italiani, ma con scarso successo. Il testo è pubblicato online sul sito lulu.com. Questa versione è anche dotata di esempi audio di tutte le scale proposte e accordi relativi in intonazione pura.
Grazie Luca, andrò a cercare il tuo trattato, deve essere molto interessante.
Salve, bellissimo articolo e davvero ben fatto! Un dubbio: “Possiamo pensare alla scala Lidia Diminuita come ricavata dal IV grado della scala maggiore armonica, ma in questo caso la scorciatoia rischia di essere più lunga della strada principale.” Perché quest’affermazione? Cosa complica il vedere il IV grado della maggiore armonica come una Dorica lidia?
Ciao Saverio, per me è più semplice pensare alla lidia diminuita come una scala maggiore con b3 e #4, mi sembra più semplice e diretto che non pensare al IV della scala maggiore armonica. Forse perché non ho particolare familiarità con la maggiore armonica, è una scala che non uso.
In ogni caso, per pensarla come “dorica lidia” come dici tu, manca il b7 che caratterizza appunto la scala dorica.
Ciao Leo, complimenti per il bellissimo articolo e per aver tradotto le regole basilari del Lydian Chromatic Concept. Grazie, Nicola 🙂
Grazie a te per la lettura, ciao a presto
Buongiorno,
complimenti per il prezioso articolo!
Una domanda.
Ha citato “..appunti ed i chiarimenti scritti da George T. Endrey..”
..dove è possibile reperire questi appunti? Esiste qualche link in rete o pdf?
Grazie infinite
Marco
Ciao Marco, nell’edizione in lingua inglese Concept Publishing CO., New York, nell’appendice è presente l’articolo di George T. Endrey. Un cordiale saluto, a presto
Buongiorno, scusi se approfitto della sua competenza per sapere, se possibile, perché convenzionalmente la scala minore melodica discendente riprende la configurazione di quella naturale. Grazie anticipatamente.
Salve Gina, grazie per la visita a questa pagina. Penso che dipenda dall’uso della sensibile: nel salire il VII grado maggiore crea un effetto molto risolutivo, che tuttavia non favorisce il movimento discendente. D’altra parte, nel movimento discendente la scala minore naturale ha un semitono tra il VI e il V grado, rinforzando il movimento discendente (lo stesso principio della sensibile, tra VI e V). Tuttavia la nostra sensibilità è ormai avvezza a ben altro, possiamo solo immaginare come dovevano suonare queste scale ai musicisti che per primi le impiegarono. Un cordiale saluto, a presto
La ringrazio, a presto.
Buongiorno e complimenti per l’articolo. Però non mi risulta che “la scala maggiore è ottenuta dalla somma delle triadi costruite sui gradi I, IV e V (ad esempio C, F e G) dove i gradi V e IV sono chiamati in causa in quanto armonici superiore ed inferiore di I”. Se possibile mi farebbe piacere qualche delucidazione in merito (per esempio qual è la fonte originaria…). Grazie.
Ciao Franco, grazie per avere letto l’articolo. La fonte è A. Schonberg “Manuale di Armonia” (edizioni Net Nuove Edizioni Tascabili, 2002), pagine 26-30. La sua teoria non è forse una delle più accreditate, forse quella Pitagorica-Zarliniana è più importante e universalmente riconosciuta.
Tuttavia il modo di vedere le cose di Schoenberg mi pare molto utile per lo studente di armonia, perché fa ricavare la scala dalle sue triadi più importanti, appunto quelle del I, IV, V grado. Lo trovo più facile che non procedere ai calcoli di 2/1, 3/2, 4/3 ecc. come propongono i pitagorici e Zarlino.
Tu quale teoria preferisci?
Grazie per la risposta Leo. Però Schonberg è molti secoli dopo l’adozione della scala, quindi è una costruzione del tutto arbitraria a valle: così si può trarre facilmente qualsiasi cosa da qualsia altra 😉 Credevo intendessi da cosa davvero sarebbe scaturita la scala, a monte, come adozione del tutto privilegiata della musica occidentale. Comunque non mi sembra da scartare, come tu hai fatto, quella della sovrapposizione per quinte per poi traslare sul quinto grado modale e elevarlo a tonica.
Manca l’immagine della scala ausiliaria aumentata: al suo posto c’è ancora la scala ausiliaria diminuita.
Grazie della segnalazione, ho corretto l’errore. Ciao Massimo, a presto
Very Good