[Note di lunedi n. 134] Amara Terra mia è un brano che Domenico Modugno ha reinterpretato e portato così alla conoscenza di tutta Italia. Il pezzo originale dal titolo Nebbia alla valle risale ai primi del ‘900 ed era un canto di lavoro delle raccoglitrici di olive abruzzesi.
I canti di lavoro in assoluto piĂ¹ conosciuti sono certamente i work song nati nelle piantagioni americane e che hanno contribuito alla nascita del blues e del jazz. Questo pezzo popolare, originario invece dell’Abruzzo, ha numerosi punti di contatto con blues e work song, non solo per il contesto simile ma anche per ragioni musicali.
Come tanta musica popolare, il pezzo ha una forma strofica pura. La tonalitĂ d’impianto è Mi minore, il brano insiste sul I grado Em transitando perĂ² anche dal IV Am e dal V B7, piĂ¹ o meno come accade nel blues. Infine, il cromatismo che ricorre alle misure 2, 6 e 9 ricorda vagamente una blue note.

Il pezzo è commovente e bellissimo, Domenico Modugno ha avuto una grande intuizione nel sceglierlo e reinterpretarlo. Il cantante e autore pugliese riadatta infatti il testo trasformandolo da canto di lavoro in canto di commiato, quello di un emigrante che lascia la sua terra.
In questo modo Modugno ha rinnovato la canzone adattandola ai suoi tempi ed alla sua terra, dalla quale in tanti partivano per il Nord Italia o per destinazioni ancora piĂ¹ lontane, in cerca di fortuna e lavoro.
Domenico Modugno esegue il brano ad occhi chiusi, la sua potenza drammatica è senza pari. Pochissimi gesti turbano un immobilismo pressoché totale: un braccio che si distende, un pugno chiuso. Una superba interpretazione di uno dei grandi interpreti della canzone italiana.
Al prossimo lunedì!
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