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Come si suona il pianoforte, Gyorgy Sandor e la tecnica del pianoforte

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Come si suona il pianoforte è un libro del pianista ungherese Gyorgy Sandor, pubblicato nel 1981 con il titolo originale On piano playing. Nato a Budapest il 21 settembre 1912, il pianista fu allievo di Béla Bartók e Zoltán Kodály, diventando poi un concertista di livello internazionale. Ecco quali sono i più importanti insegnamenti che possiamo trarre da questo libro.

Gyorgy Sandor e il suo mondo. Il pianoforte classico

Per apprezzare pienamente Come si suona il pianoforte di Gyorgy Sandor bisogna comprendere il contesto nel quale è stato concepito. L’autore è un concertista classico che ha studiato e lavorato con grandi compositori e direttori d’orchestra. Per Gyorgy Sandor il pianoforte inizia e finisce con il repertorio classico europeo, spaziando tra la musica di Bach, Mozart, Beethoven, Chopin e quella dei compositori di avanguardia del ‘900, come il suo maestro Bela Bartok.

Gyorgy Sandor and Bela Bartok

Ovviamente quello di Gyorgy Sandor è un orizzonte di tutto rispetto, un mondo estremamente vario e affascinante. Non tiene tuttavia in considerazione altre modalità esecutive, ad esempio quello del piano jazz o della musica elettronica. Questo punto di vista parziale emerge principalmente nelle parti più filosofiche e sulla concezione che l’autore ha della musica in generale.

In particolare, Gyorgy Sandor attribuisce allo spartito una centralità totale. Per l’autore lo spartito esprime in modo inequivocabile non solo il gesto tecnico da mettere in atto per suonare un determinato passaggio, ma anche la relazione che c’è tra tecnica ed emozione.

Questo approccio parziale non rende meno interessante la parte principale del libro che è dedicata alla tecnica pianistica. Che si suoni musica classica o jazz, i consigli di Gyorgy Sandor sono infatti ugualmente preziosi.

In generale, la tecnica del pianoforte può essere ricondotta a due grandi scuole di pensiero: la tecnica del peso e la tecnica digitale. Gyorgy Sandor analizza brevemente entrambe le scuole di pensiero, e le sottopone ad una severa critica, cercando di superarle.

Gyorgy Sandor e la tecnica del peso

La scuola pianistica che mette al centro la tecnica del peso cerca di sfruttare al massimo la forza di gravità. Visto che il martelletto è azionato dalla pressione del tasto, possiamo usare il peso della mano e del braccio per cadere sulla tastiera.

Il peso non sempre viene scaricato per intero su un solo tasto, ma a volte si cerca di dosare l’energia della caduta e di distribuirla su più tasti, per eseguire ad esempio scale e arpeggi. La tecnica del peso si affianca dunque all’uso della rotazione, che serve per distribuire meglio il peso della mano.

La tecnica del peso privilegia un approccio alla tastiera “dall’alto” ed è particolarmente adatta a suonare il repertorio ottocentesco, ad esempio la musica di Chopin, Brahms e Listz. Ad esempio, il celebre studio n.1 op.10 di Chopin si può affrontare molto bene utilizzando la tecnica del peso ed il movimento di rotazione. Un classico libro di esercizi che pare in qualche modo ispirato a questo tipo di tecnica è Hanon, il pianista virtuoso.

Gyorgy Sandor puntualizza tuttavia che la percussione del martelletto sulla corda non dipende tanto dal peso esercitato sul tasto, quando dalla velocità con cui il tasto è messo in movimento. E’ vero infatti che anche un peso molto grande, appoggiato sulla tastiera molto lentamente, non produce alcun suono. Gyorgy Sandor sposta dunque l’attenzione dal peso alla velocità.

Un altro elemento di critica alla scuola del peso è riservata al concetto di rilassamento. Questa scuola pianistica enfatizza infatti la necessità di rilassare mano e braccia dopo aver suonato una nota, per alzare poi le braccia e prepararsi a cadere nuovamente.

Gyorgy Sandor è molto netto su questo: il vero e totale rilassamento può avvenire solamente… quando siamo sdraiati nel nostro letto! Quando suoniamo il pianoforte c’è sempre un po’ di tensione e di controllo, non siamo mai totalmente rilassati.

L’autore di Come si suona il pianoforte non risparmia critiche severe anche alla scuola digitale. Vediamo di cosa si tratta.

Gyorgy Sandor e la tecnica digitale

La tecnica digitale è sicuramente più dura ed impegnativa della tecnica del peso. Questa scuola pianistica ricerca infatti un maggiore controllo del suono e ne affida la responsabilità principalmente alle dita. Per questo motivo, l’allievo è tenuto ad esercitare le singole dita in modo più rigoroso.

La tecnica digitale privilegia un approccio alla tastiera “dal basso” ed è particolarmente adatta all’esecuzione del repertorio clavicembalistico, così come della musica di Bach, specialmente le fughe a più voci dove spesso capita che un dito debba tenere una nota, mentre le altre dita suonano altre voci.

Un famoso libro di tecnica per i fautori di questa scuola pianistica è Pischna, 60 esercizi progressivi e la sua versione minore Il piccolo Pischna. In questi libri capita spesso di tenere una nota premuta per molte misure, mentre le altre dita si esercitano articolando al massimo.

La scuola digitale è molto rischiosa per un principiante perché sollecita moltissimo la muscolatura ed i tendini. Se affrontata con superficialità può facilmente portare a tendiniti ed altri problemi fisici.

Gyorgy Sandor è estremamente severo nei confronti della tecnica digitale, la giudica totalmente sbagliata in quanto si pone come obiettivo l’indipendenza delle dita, che è un obiettivo irrealizzabile per la stessa morfologia della mano.

Al concetto di indipendenza, Gyorgy Sandor sostituisce quello di interdipendenza. Cercare di sviluppare forza e capacità di articolare le singole dita è per lui inutile e dannoso. Il pianista dovrebbe invece suonare usando il corpo intero, a partire da spalla, braccio, avambraccio, ed arrivando a polso, mano e dita.

Gyorgy Sandor cerca dunque di superare entrambe le principali scuole pianistiche, proponendo il concetto di velocità al posto di quello di peso, e rimpiazzando la ricerca di indipendenza con una maggiore interdipendenza tra le diverse parti del corpo. In particolare, Gyorgy Sandor divide la tecnica del pianoforte in cinque gesti principali: caduta, scale e arpeggi, rotazione, staccato e spinta.

Caduta, scale e arpeggi, rotazione, staccato e spinta: la tecnica pianistica secondo Gyorgy Sandor

Dopo aver criticato le due principali scuole pianistiche, Gyorgy Sandor illustra con grande precisione la sua visione della tecnica pianistica, scomponendola in cinque movimenti essenziali: caduta, scale e arpeggi, rotazione, staccato e spinta.

Gyorgy Sandor, un libro per la tecnica del pianoforte. Illustrazione

Tutte e cinque i movimenti sono basati su un principio: i muscoli più piccoli sono necessari per la precisione, i muscoli più grandi per la forza. L’avambraccio dovrebbe quindi sempre sostenere il lavoro delle singole dita. A loro volta, braccio e spalla dovrebbero venire in soccorso dell’avambraccio, per aiutarlo e orientarlo in modo corretto.

Il movimento di caduta si utilizza per sfruttare la forza di gravità. In questo gesto, l’elemento principale non risiede tanto nel peso che si impiega, quanto nella lunghezza della leva. Per questo, il movimento di caduta andrebbe accompagnato da braccio e avambraccio, così da imprimere al tasto una maggiore o minore velocità, e dunque ottenere un suono più o meno intenso.

Scale, arpeggi e tecnica delle cinque dita sono un altro elemento fondamentale della tecnica pianistica. Senza enfatizzare il movimento di passaggio del pollice, che non può andare sotto al palmo della mano per la conformazione della mano, i muscoli delle dita dovrebbero sempre essere allineati all’avambraccio. Anche l’altezza della mano andrebbe adattata al dito che sta suonando, il pollice tende a suonare meglio con una mano più bassa, le altre dita richiedono una mano più alta.

Il terzo movimento affrontato da Gyorgy Sandor nel suo libro Come si suona il pianoforte è la rotazione. La rotazione è fondamentale per aiutare il primo ed il quinto dito, che ne possono beneficiare più delle altre dita. In caso di intervalli ampi, la rotazione non avviene solo tramite il movimento del polso ma anche utilizzando braccio e spalla, a volte coinvolgendo anche il gomito.

Il quarto gesto fondamentale del pianista è quello necessario per eseguire il suono staccato. Per Gyorgy Sandor, lo staccato deve partire dalla spalla e coinvolgere tutto l’apparato del pianista: braccio, avambraccio, polso e mano. Uno staccato eseguito solo con il movimento del polso è infatti meno controllabile e meno preciso. Nell’affrontare la tecnica dello staccato, l’autore ribadisce che per suonare correttamente il pianoforte è indispensabile coordinare le diverse parti del corpo.

Il quinto ed ultimo gesto è chiamato spinta. La spinta avviene quando la mano deve suonare partendo da una posizione di contatto con la tastiera, senza potersi quindi avvalere della caduta. La spinta avviene grazie ad una contrazione muscolare, è un movimento rapido che deve essere eseguito con perizia per evitare un eccesso di tensione e di fatica.

Non pretendendo di sintetizzare in poche righe un’opera molto accurata e ricca, tuttavia questi sono a grandi linee i cinque movimenti fondamentali necessari per suonare il pianoforte, così come delineati nel libro di Gyorgy Sandor. Vediamo ora alcuni spunti utili, meno legati alla tecnica vera e propria.

Altri spunti interessanti di Come si suona il pianoforte

Come si suona il pianoforte è un libro dedicato principalmente alla tecnica del pianoforte ed al repertorio classico. Tuttavia alcune osservazioni di Gyorgy Sandor si possono facilmente estendere allo studio della musica in generale, anche al di là del repertorio classico europeo.

Gyorgy Sandor sottolinea l’importanza di uno studio di qualità. Esercitarsi in modo abitudinario, ripetendo sempre i soliti esercizi, non solo è una perdita di tempo ma rischia di essere addirittura dannoso, perché porta a consolidare atteggiamenti sbagliati e veri e propri errori. Per questo, il pianista ungherese è contrario ai libri di esercizi e sostiene che un pianista dovrebbe formarsi unicamente sulle opere dei grandi maestri.

Un altro spunto interessante è dedicato all’ansia da performance. Il pianista dovrebbe affrontarla cercando di rallentare il respiro, e di conseguenza di non suonare troppo velocemente. Inoltre è importante non turbare quegli automatismi che si sono consolidati durante la preparazione. Bisogna lasciare scorrere la musica, senza intralciarla con la nostra ansia da controllo.

E’ molto interessante anche la parte dedicata alla memoria: parla di memoria visiva, memoria uditiva, memoria razionale e memoria del gesto. I suoi spunti sono molto interessanti anche per chi suona la musica moderna e jazz, e deve cercare un equilibrio tra la memoria e la musicalità, per suonare in modo naturale e spontaneo.

A questo proposito, forse può interessarti l’articolo Come imparare 100 standard jazz.

Conclusioni. Un libro utile, ma non per principianti

Come si suona il pianoforte di Gyorgy Sandor è un libro interessante, che ha tuttavia alcuni limiti. Abbiamo già detto del suo approccio parziale, limitato al mondo del pianoforte classico. Un secondo limite risiede nel livello musicale dell’autore: Gyorgy Sandor è un grande concertista, e paradossalmente questo rende il suo libro meno fruibile ai tanti pianisti non dotati di talento ed esperienza straordinari, come lui.

In particolare, Gyorgy Sandor non tiene conto che la maggior parte degli studenti deve lavorare a lungo sull’indipendenza delle mani, per riuscire ad eseguire parti diverse con le due mani. Lo studio un po’ ripetitivo, spesso basato su appositi libri di esercizi, è dunque indispensabile per maturare l’indipendenza e migliorare la lettura.

Evidentemente Gyorgy Sandor non ha avuto tali difficoltà, o le ha avute per un periodo talmente breve da averle presto dimenticate. Il libro di Gyorgy Sandor Come si suona il pianoforte si rivolge dunque a studenti di livello avanzato, a futuri concertisti.

Ne consiglio però la lettura anche ai pianisti meno esperti, perché il punto di vista di un grande maestro può essere fonte di ispirazione. Anche senza metterne in pratica tutti i consigli, il libro fa riflettere sulla tecnica del pianoforte e può migliorare la qualità del nostro studio. Se ti fa piacere, scrivi nei commenti qua sotto il tuo punto di vista su Come si suona il pianoforte di Gyorgy Sandor. Grazie in anticipo!

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