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Come fare la scaletta (o programma) di un concerto jazz

Di solito chi suona in una band prepara con cura le esibizioni musicali, facendo prove ed aggiungendo nuovi brani al repertorio. C’è però un aspetto che viene molto spesso trascurato, in particolare dai musicisti che suonano musica jazz: quello della scaletta della serata, ovvero l’ordine in cui suonare i brani, il programma del concerto. Ecco alcune riflessioni sull’argomento, perché un buon concerto non può fare a meno di una buona scaletta.

Non dare importanza alla scaletta del concerto, sarebbe come per un ristorante portare in tavola i piatti a casaccio, alternando patatine fritte e dolci al cioccolato, cibi delicati e speziati. Eppure alcuni musicisti trascurano questo aspetto, decidendo i pezzi uno alla volta durante la performance.

Per comporre in modo efficace la scaletta di un concerto, ci sono alcune buone abitudini che ho acquisito col tempo e con l’esperienza. Ecco dunque la mia proposta su come fare la scaletta di un concerto jazz.

Perché serve la scaletta (o programma musicale)

La scaletta del concerto serve tanto a chi suona, quanto a chi ascolta. Per chi suona, stabilire in anticipo il programma del concerto aiuta i musicisti a rimanere concentrati sulla musica, invece di dover scegliere i pezzi uno alla volta, che inevitabilmente è motivo di distrazione.

Presentare i brani in un ordine ben preciso rende inoltre il programma più interessante e vario, è quindi utile anche per il pubblico che potrà godere di un concerto migliore, dove nulla è lasciato al caso.

Scegliere i pezzi “al volo” mentre si suona comporta anche una notevole perdita di tempo, perché può capitare che uno dei musicisti non ricordi un determinato brano, o non trovi lo spartito. In questi casi bisogna proporre un altro brano, e magari ancora un altro. La situazione può diventare imbarazzante, con il pubblico che aspetta e i musicisti che invece di suonare parlottano tra di loro.

Per evitare questa situazione, è indispensabile dunque avere una scaletta o programma già pronta, e che ciascun musicista ne abbia una copia. In questo modo potrà preparare gli spartiti in anticipo, invece di mettersi a cercare disperatamente tra mille fogli di carta, che svolazzano sul palco come farfalle impazzite.

Una volta sottolineate le buone ragioni per scrivere in anticipo il programma musicale della serata, ecco alcuni consigli per realizzarlo in modo davvero perfetto.

Apertura e chiusura del concerto

L’inizio del concerto, il primo brano

L’apertura e la chiusura del concerto sono i momenti più delicati ed andrebbero affrontati con attenzione. Il primo pezzo serve ai musicisti per concentrarsi e scaldarsi, per questo è consigliabile un brano non troppo veloce. Tuttavia il primo pezzo deve anche conquistare l’attenzione degli ascoltatori per cui no può essere neppure troppo lento (di sicuro non una ballad).

Il primo pezzo in un concerto jazz dovrebbe dunque essere semplice e a tempo medio. Se però il gruppo presenta dei pezzi nuovi, appena inseriti in repertorio, può essere una buona idea suonarli per primi, quando la concentrazione è massima, e suonare più avanti i brani già consolidati.

L’ultimo pezzo della serata, la chiusura del concerto

La chiusura del concerto è ancora più importante. Quante volte ho assistito a concerti ben fatti, chiusi malissimo! Tanto per cominciare, il concerto va chiuso al momento giusto, e non mezz’ora dopo. Spesso la voglia di suonare induce a dilungarsi più del dovuto, errore fatale che un musicista esperto non dovrebbe mai compiere.

In teatro il pubblico rimarrà probabilmente fino alla fine anche se si è stufato, per educazione, ma se suoniamo troppo a lungo e diventiamo noiosi, difficilmente tornerà a sentirci suonare una seconda volta.

Se lo desidera, il pubblico può sempre chiedere un bis. I musicisti dovrebbero sempre dar modo al pubblico di farlo, uscendo dal palco in modo rapido dopo l’ultimo brano, ma pronti a rientrare. Gestire in modo corretto questi dettagli è segno di professionalità e di esperienza, ma anche chi ne ha poca può farlo in modo corretto.

Nella musica classica spesso il “bis” è la ripetizione di un brano già suonato durante la serata, nei concerti jazz è più comune suonare un pezzo diverso. Anche in questo caso, è sempre bene avere scelto in anticipo cosa suonare.

Il pezzo finale dovrebbe avere un carattere brillante, per salutare il pubblico in modo ottimista e positivo, tuttavia se il concerto ha avuto un carattere più intimista e introspettivo, non c’è niente di male nel chiudere con una ballad.

come fare la scaletta - presentare la band
Presenta la band, ma non dopo ogni pezzo

Come gestire il concerto

Durante un concerto, spesso non basta suonare. Presentare i titoli dei brani e i membri della band, oppure parlare della musica che stiamo suonando, può essere indispensabile anche per ragioni tecniche, ad esempio per risolvere i piccoli problemi che capitano spesso sul palco. Per questo bisognerebbe scegliere in anticipo chi presenterà e parlerà col pubblico. Ecco cosa deve fare il “presentatore” o leader della band.

La presentazione dei musicisti

La presentazione dei musicisti andrebbe sempre fatta, anche quando il pubblico ha in mano un programma di concerto con i nomi di chi suona. Infatti è molto più facile ricordare un nome se lo ascoltiamo, oltre che leggerlo.

I miei momenti preferiti per presentare la band sono: dopo il primo pezzo, prima dell’ultimo pezzo. Se si fa una pausa a metà concerto, un’altra presentazione avviene prima della pausa. Quindi, per quanto mi riguarda non presento mai la band più di tre volte.

Possiamo presentare un musicista anche dopo un assolo particolarmente riuscito o apprezzato dal pubblico, oppure per sdrammatizzare una situazione buffa o divertente: un microfono che cade, uno spartito che vola via.

A volte alcuni musicisti o cantanti si fanno prendere un po’ la mano e presentano i musicisti prima o dopo ogni brano, cosa che mi crea sempre grande imbarazzo. Se ripeto una cosa cento volte, sembrerà che io pensi di non essere ascoltato. Inoltre qualcuno del pubblico potrebbe pensare “ho capito, non sono mica stupido!”. Per queste ragioni, vi prego, non presentate i musicisti dopo ogni pezzo.

Parlare della musica, ma senza esagerare

Oltre alla presentazione, spesso è utile dire due parole sulla musica che stiamo suonando. Anche in questo bisogna essere equilibrati ed attenti. Prima di tutto, preparatevi in anticipo quello che intendete dire, anche solo mentalmente. Secondariamente, parlate poco e dite cose interessanti.

Spesso sento musicisti che improvvisano spiegazioni sulla musica, senza essersi preparati a dovere. Il rischio è di dire cose troppo complicate che non interessano al pubblico, o viceversa di cadere in osservazioni discutibili o superflue.

Ma davvero volete dire al vostro pubblico che il jazz è la musica degli schiavi deportati dall’Africa? Che il blues è una musica triste? Se non sapete cosa dire, limitatevi al titolo del brano e all’autore.

Se volete dare cenni storici sui brani, sceglietene di interessanti o divertenti, in modo da coinvolgere il pubblico, invece di annoiarlo con informazioni che sono alla portata di tutti. Ricordate che wikipedia non è un segreto, e che un concerto non è una lezione di musica.

parlare al pubblico, senza esagerare
Usate il microfono con moderazione

Come fare la scaletta (o programma) di un concerto jazz

Una volta scelti con cura il primo e l’ultimo brano, ecco alcuni consigli per comporre la scaletta vera e propria, da cima a fondo.

1) Non mettere in fila due brani nella stessa tonalità. Qualcuno potrebbe obiettare “ma il pubblico mica si accorge della tonalità del pezzo”. Probabilmente no, ma si accorge di un suono simile tra i due brani, e l’uniformità porterà facilmente a distrarsi e perdere interesse.

2) Non mettere in fila due brani con la stessa velocità. Stesse considerazioni di cui sopra. Una buona scaletta deve essere varia, da tutti i punti di vista, per creare attenzione in chi ascolta e mantenere concentrato chi suona.

3) Cerca di alternare gli stili, in base alla varietà dei brani che hai a disposizione. Anche solo all’interno del repertorio jazz, esistono pezzi con carattere diverso: medium swing, up tempo, ballad, blues, latin ecc. Cerca di alternarli in modo attento, creando un percorso musicale sensato ed interessante.

4) Se c’è un cantante, ogni tanto fallo riposare suonando un pezzo strumentale. Se il gruppo è un quartetto, fai uno o più pezzi in trio, lasciando riposare a turno i musicisti. Cambiare la formazione mantiene viva l’attenzione degli ascoltatori, e cambia la sonorità della band. Anche l’uscita e l’entrata sul palco di un membro della band, è di per sé un elemento utile in tal senso.

5) Meglio un cattivo piano, che nessun piano. Prendo a prestito una nota massima scacchistica: è meglio avere una cattiva scaletta, piuttosto che nessuna. Se decidiamo una brutta scaletta, probabilmente ci accorgeremo di cosa abbiamo sbagliato e la volta dopo faremo meglio. Se invece andiamo a caso, neppure ci ricorderemo cosa abbiamo suonato.

Cambiare in corsa: l’esperienza dei vecchi capo-orchestra

In alcuni casi può capitare di dover cambiare in corsa. La situazione più tipica è quella della musica da ballo, dove bisogna interpretare ed assecondare le esigenze del pubblico. Ricordo un vecchio capo-orchestra che sapeva far alzare il pubblico dai tavoli, scegliendo il ballo successivo con una sicurezza che mi lasciava sbalordito.

Anche in altre situazioni può capitare di dover correggere la scaletta, può capitare che un musicista abbia un problema tecnico non risolvibile in pochi minuti, oppure che ci siano altri problemi. Per questo è sempre bene avere delle alternative pronte, e non trovarsi sprovvisti in caso di emergenza.

Se siamo costretti a modificare il programma del concerto, potremo cercare di riordinarlo durante l’intervallo (se intendiamo farne uno).

Conclusioni: una buona scaletta, un buon concerto

La musica è una disciplina che richiede anni di studio, cura del dettaglio, perfezionamento. Suonare con un gruppo richiede giornate di prove, studio dei pezzi, lavoro comune. Anche comporre una scaletta efficace richiede un minimo di attenzione, salire su un palco senza averne una è un errore imperdonabile, un segno di approssimazione e dilettantismo.

Viceversa, una buona scaletta è il primo passo per un buon concerto. E tu come la pensi? Segui un sistema particolare, nel preparare la scaletta dei tuoi concerti? Scrivi la tua opinione nei commenti, grazie!

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  • Ciao leo…
    Adoro le tue lezioni.
    Trovo interessante la scella della scaletta e tutti i dettagli.
    Non dimentichero’ mai le tue lezioni,
    Anche se il tempo è tiranno, avro’ bisogno ancora di rinfrescare le idee.
    Grazie ancora, a presto.
    Cordialmente,
    Giorgio.

  • Ciao Leo, hai ragione, la scaletta è indispensabile e tutto ciò che hai scritto, a me sembra giusto. Io credo sia meglio partire con un pezzo difficile e veloce, per fare capire subito le potenzialità. Ciao. Teo.

    • Assolutamente no. Parti a 1000 sul primo pezzo, molti si aspettano che farai quello a 1001 subito dopo. Allo stesso modo se dopo il primo cali il ritmo il pubblico si annoierà. Una buona scaletta è come un’onda devi salire e scendere. I pezzi più difficili alla fine, quando ormai hai preso confidenza con il pubblico ed il fonico ha fatto eventuali aggiustamenti.

      • Come negli scacchi, un inizio molto aggressivo può sbaragliare l’avversario… ma anche finire miseramente! Prudenza o spavalderia sono scelte diverse, ma l’importante è avere un’idea precisa! Saluti a tutti

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