[Note di lunedì n.20] Bud Powell realizzĂ² sul pianoforte le innovazioni che Charlie Parker e Dizzy Gillespie avevano sperimentato sugli strumenti a fiato. Powell fu un pianista eccezionale ma anche un valido compositore, ascoltiamo e analizziamo il suo brano Tempus Fugit.
Il titolo Tempus Fugit riprende un famoso aforisma del poeta romano Virgilio, ma allude anche alla notevole velocitĂ del brano, la frenetica melodia simboleggia quindi l’inesorabile scorrere del tempo.
Il brano ha forma AABA ed è arricchito da ulteriori elementi: l’introduzione che precede il tema principale, l’interludio che precede le improvvisazioni (0’34”). Il brano, pur nella sua brevitĂ , è dunque vario ed articolato.
Durante l’improvvisazione notiamo notiamo un interessante effetto di scomposizione ritmica. Al minuto 1’05” ascoltiamo una frase di tre quarti che si ripete per sei volte, collocata in modo obliquo sul tempo di 4/4 del brano:

Lo stesso procedimento si ripete poco dopo con una seconda frase (1’11”, esempio 2)

La stessa frase ritorna piĂ¹ avanti iniziando perĂ² sul quarto movimento della misura (1’30”, esempio 3).

In questi tre esempi il tempo di 4/4 del brano e le frasi di 3/4 ripetute creano una poliritmia ed un senso di sospensione e di ansia, se non addirittura di angoscia. Non è forse quello che proviamo quando pensiamo alla vita ed al tempo che passa, inesorabile e fuori dal nostro controllo?
Tempus Fugit è una composizione molto raffinata, carica di significati, nella quale tema, struttura ed improvvisazione concorrono ad un preciso obiettivo concettuale ed artistico. E’ anche la dimostrazione che quella musica in apparenza un po’ rude chiamata bebop non è solo una prova di abilitĂ per gli improvvisatori ma ha prodotto degli autentici capolavori.
Arrivederci al prossimo lunedì!
Powell fu ” il pianista ” bop per eccellenza che ha lasciato testimonianze della trasposizione al piano del linguaggio parkeriano, nitido, brillante nel costrutto ritmico cui intere generazioni di pianisti jazz hanno fatto riferimento( a cominciare dal siculo-americano Giacinto Figlia – palermitano- in arte George Wallington , che lo sostituì nel quintetto del trombettista Dizzy Gillespie ). Purtroppo la sua produzione discografica associa momenti di grande ispirazione a stati depressivi nei quali il rendimento come per tutti i tossicodipendenti, è meno apprezzabile ,tuttavia il dinamismo delle sue dita , (che avevano avuto precedenti in Tatum, che lo definì ” pianista con la sola destra” , per l’uso eccessivo di quest’ultima e poco della sinistra, ma una sera Bud gli diede la risposta incontrandolo in un locale eseguendo ” Sometimes I’m Happy ” solo con la sinistra , lasciandolo senza parola …) trovava spinta , iper- eccitazione ,in quelle polveri bianche che lo portarono lentamente verso un tunnel senza uscita …
Piero Terranova – jazzista e musicologo –
Grazie Piero del tuo commento, è bello leggere commenti di persone appassionate e competenti come te. A presto