Amiri Baraka (Leroi Jones) Il popolo del Blues, sociologia degli afroamericani attraverso l’evoluzione del Jazz
Nel libro Il popolo del Blues, sociologia degli afroamericani attraverso l’evoluzione del Jazz, Amiri Baraka (Leroi Jones) racconta la storia della musica afroamericana da un punto di vista sociologico e psicologico, dimostrando come la musica è stata sempre una conseguenza delle condizioni di vita dei neri in America e della loro particolare maniera di sentirsi (o non sentirsi) americani.
Amiri Baraka parte dall’estetica e dalla visione animistica dei popoli dell’Africa: una visione aperta ed accogliente e curiosa, che insieme alla consuetudine di includere tra i propri Dei quelli dei nemici vincitori ha consentito alle popolazioni deportate di assimilare poco a poco la cultura dei propri carcerieri, mantenendo al tempo stesso una parte importante della propria tradizione. L’autore ci spiega anche che la musica africana è musica funzionale, legata alla vita quotidiana, e che per questo la prima musica degli schiavi in America è stata il canto di lavoro e lo Spiritual.
Per Amiri Baraka il Blues rappresenta l’atto di nascita del nero americano, quando la fine dello schiavismo consente ai neri un’esperienza completa dell’America tramite le grandi migrazioni. Il Blues è la prima musica ad avere un carattere individuale ed autobiografico ed è una musica esclusivamente dei neri, a differenza del Jazz che ha potuto affermarsi solo in quanto musica propriamente americana, accettata da tutti. L’autore afferma che “… la musica nera è il prodotto di determinati atteggiamenti, ossia di modi più o meno specifici di pensare al mondo” e inoltre “la musica nera è stata sempre radicale nei confronti della cultura ufficiale americana”.

Amiri Baraka è un afroamericano che racconta la storia della sua gente, tuttavia il suo sguardo è molto aperto ed obiettivo, in particolare non risparmia critiche alla borghesia nera che ha fatto di tutto per integrarsi nella società bianca, acconsentendo a nascondere “sotto il tappeto” tutto ciò che ricordava la schiavitù, comprese le forme musicali da essa originate (il blues, lo spiritual, il canto di lavoro). Amiri Baraka è anche un artista, poeta e commediografo, ed il suo punto di vista sulle varie tappe della musica afroamericana è estremamente interessante ed acuto.
Nel libro Il popolo del Blues, sociologia degli afroamericani attraverso l’evoluzione del Jazz, Amiri Baraka affronta le varie tappe della musica dei neri d’America, dal ragtime alle orchestre swing, passando per il Blues rurale ed urbano. Il libro è del 1963 e l’autore dimostra una sentita ed argomentata adesione all’estetica del bebop, la prima musica che ha rappresentato per i musicisti afroamericani un anticonformismo intenzionale, dopo trecento anni di anticonformismo implicito e inevitabile causato dal colore della pelle. Molto interessante anche il suo punto di vista sul Cool Jazz, figlio dell’atteggiamento cool dell’afroamericano verso la vita e la società che lo circonda, ovvero la capacità di sopportazione in una società sempre e comunque discriminante e vessatoria.
Il libro analizza anche l’astio dell’americano medio verso l’artista, conseguenza di una società dove la sensibilità economica e produttiva ha il predominio su tutto il resto. Per evidenti ragioni cronologiche Il popolo del Blues non può raccontare le ulteriori innovazioni della musica afroamericana, il free jazz, il funky, il rap e tutto quella musica afroamericana che negli anni ha continuato ad imporsi nell’intera America e nel mondo come musica innovativa e sempre vitale.
Il punto di vista di Amiri Baraka è imprescindibile per l’appassionato di jazz, il libro presenta diversi livelli di lettura e non richiede specifiche conoscenze di sociologia per essere apprezzato e goduto fino in fondo. E’ dunque un libro del quale consiglio la lettura a tutti gli amanti della musica afroamericana, uno strumento per comprenderla meglio ed apprezzarla ancora di più.