[Note di Lunedì n.167] A Whiter Shade of Pale è un classico brano dei Procol Harum, il pezzo che ha lanciato la band nel 1967. Mentre il rock americano si ispira principalmente al blues, il rock inglese ha sempre mantenuto un rapporto stretto con la musica classica. Non stupisce dunque che A Whiter Shade of Pale sia ricavato in gran parte dalla musica di J.S. Bach.
Altri esempi di contatto tra musica classica e rock inglese si trovano nella musica del trio Emerson Lake & Palmer, nei Genesis, nei King Crimson. Anche nella musica dei Beatles si ascoltano a volte arrangiamenti che impiegano l’orchestra d’archi e il coro, con una chiara ispirazione classica.
Tornando al pezzo dei Procol Harum A Whiter Shade of Pale, il brano è ricavato da una linea di basso discendente tipica della musica classica, in particolare ricorda la famosissima Aria sulla quarta corda di J.S. Bach, contenuta nella suite orchestrale n. 3 in re maggiore, BWV 1068. Ecco l’inizio della composizione di Bach.

Per confrontare meglio i diversi esempi, li ho trasportati tutti nella tonalità di Do maggiore. La progressione è formata in parte da accordi “slash”, ti ricordo che nelle sigle con il simbolo / la nota dopo il segno indica cosa suonare al pianoforte con la mano sinistra, o comunque la nota del basso. La linea di basso che ne risulta è dunque una scala discendente C B A G F ecc., vediamo adesso l’inizio di A Whiter Shade of Pale, con l’introduzione di organo.

Gli accordi sono quasi uguali e persino la melodia è simile, non tanto per l’altezza dei suoni ma per il ritmo melodico: entrambi i brani iniziano con una nota lunga e proseguono con una serie di crome.
Se la somiglianza tra A Whiter Shade of Pale e l’Aria sulla quarta corda è dunque evidente, sono molti i brani che usano la stessa progressione armonica anche distaccandosi dal brano di Bach. Un altro esempio della stessa progressione si trova ad esempio nella sonata n.30 op.109 di L.V. Beethoven.

In questo caso la melodia è del tutto differente, spezzata in brevi frammenti di due note, ma la progressione armonica è assolutamente la stessa. In realtà la sonata di Beethoven è in tonalità di Mi maggiore, anche in questo caso ho trasportato il brano in Do maggiore per rendere più facile il confronto con gli altri brani.
Questa progressione armonica è stata dunque impiegata da diversi compositori classici, in epoche diverse, ripresa da musicisti rock come i Procol Harum, ed impiegata anche da cantautori per scrivere canzoni. Questa stessa serie di accordi si ritrova ad esempio in Albachiara di Vasco Rossi.

Le canzoni italiane che usano questi accordi sono molto numerose, ad esempio La leva calcistica della classe ‘68 di Francesco di De Gregori, Quello che le donne non dicono di Fiorella Mannoia, A te di Jovanotti.
Tuttavia sarebbe sbagliato dire che i compositori di questi brani hanno copiato qualcuno o qualcosa, questa serie di accordi, con il basso che scende, sono infatti impliciti nella scala stessa. La scala è parte fondamentale della musica ed utilizzare gli accordi “in fila” sulla scala era una cosa logica e naturale tanto per Bach, quanto per i cantautori recenti.
I Procol Harum hanno chiaramente voluto omaggiare Bach con una citazione, mentre gli altri autori di canzoni hanno semplicemente utilizzato una serie di accordi che “stanno bene insieme”, riscoprendo in modo forse inconsapevole qualcosa che era già ben noto ai musicisti di trecento anni fa. E tu, sai segnalarmi altre canzoni che usano la scala discendente in modo simile? Scrivile nei commenti, e le aggiungerò alla lista.
Al prossimo lunedì!